I precari della scuola con più di 36 mesi di insegnamento continuativo, ha stabilito la Corte di giustizia europea, devono essere assunti oppure indennizzati.
E venerdì scorso, scrive La Stampa, il tribunale del lavoro di Torino, primo in Italia, ha recepito e attuato la pronuncia dell’Ue, accogliendo il ricorso di una insegnante delle scuole medie superiori che, dopo aver lavorato per sette anni, sempre con contratti a tempo determinato, ha deciso di fare causa allo Stato.
Il giudice ha quantificato il risarcimento del danno in misura quindici volte il suo attuale stipendio (circa 1.500 euro, in totale quindi 22 mila euro).
E, sulla scia di una sentenza pilota emessa dallo stesso giudice nel 2009, ha ordinato di riconoscere anche gli scatti di anzianità che avrebbe maturato se avesse avuto il ruolo anziché ripartire sempre da zero ogni anno.
Non ha invece disposto l’assunzione, possibilità che la Corte europea aveva ammesso, perché la legge italiana indica nel concorso la via maestra per diventare insegnanti di ruolo.
Anche la Corte costituzionale dovrà presto esprimersi, giudicando l’articolo 4 della legge 124 del 1999 che prevedeva di coprire i posti vacanti con supplenze annuali «in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale docente di ruolo».
Nata come norma transitoria, resiste invece da quindici anni. E dopo la decisione della Corte europea – che fa giurisprudenza – è realistico immaginare che i giudici costituzionali chiederanno di superarla, disciplinando una volta per tutte il reclutamento degli insegnanti.
Nulla di inatteso dunque se un’ondata di ricorsi si scaricherà sui tribunali italiani che da tempo attendevano che la Corte di giustizia si pronunciasse. Ora che ha deciso, le cause rimaste in sospeso usciranno dai cassetti come è avvenuto venerdì a Torino. E, con ogni probabilità, lo Stato dovrà risarcire tutti coloro che lo chiederanno.