Home I lettori ci scrivono Pas e concorso riservato: ecco perché si considerano sanatorie!

Pas e concorso riservato: ecco perché si considerano sanatorie!

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In merito ai PAS e ai concorsi straordinari sono tanti i docenti che si prodigano per dire la loro e, in risposta ad un collega che scrive “ecco perché pas e concorsi riservati non possono essere considerati sanatorie” su altra testata specializzata vorrei sottolineare alcuni aspetti, che ad alcuni insegnanti, sono magari oscuri.
Per esperienza, la scuola è un’organizzazione molto  complessa soprattutto nella gestione dei rapporti umani e sindacali per cui, in premessa, dico che il mio punto di vista non vuole esser lesivo della professionalità di nessun collega.
Sono distaccato da 5 anni per assenza di un DS titolare in un istituto comprensivo alla periferia nord di Milano dove il fenomeno supplenze è abbastanza marcato.
Ho quindi seguito molto da vicino la chiamata e l’assegnazione dei docenti alle classi .
Ho conosciuto tanti supplenti validi e motivati che i genitori puntualmente a fine anno, per lettere e per il tramite delle rappresentanti di classi , ne chiedono la riconferma per l’anno successivo. Ed io in prima persona dico loro: lo spero per voi e anche per noi poiché se un docente lavora bene il vantaggio è per tutti: alunni in primis, colleghi, genitori e i Ds che non hanno rogne.
Però ci sono stati anche tanti docenti  che, al contrario, hanno ricevuto lettere di protesta/ contestazioni da genitori  per aver aver svolto il loro lavoro con superficialità e scarsa motivazione  (assenze agli organi collegiali, ritardi, non puntuale correzione dei compiti, periodi di assenza prima e dopo i ponti….. .)
Si sono registrate assunzioni in servizio da parte di docenti che (e questo fenomeno è frequente un po’ in tutte le scuole del Nord Italia) il giorno dopo per diversi motivi (giustificativi dell’assenza) non hanno  più fatto un giorno di scuola fino alla fine.
Certamente tutto documentato per cui nel loro pieno diritto! Ma i diritti degli studenti chi li tutela?
Ora però questi insegnati hanno maturato il requisito dei tre anni che gli permetterebbe di avere il ruolo.
Anche perché, per chi non lo sapesse, le assenze giustificate sono da intendersi servizio a tutti gli effetti.
Mi dite dove sta la professionalità in questi docenti?
Siamo sicuri di volergli affidare delle classi e degli studenti?
Siete e siamo sicuri che tutti i supplenti abbiano acquisito la stessa professionalità della collega che ha i scritto l’articolo?
Perché il Miur non fa un’indagine statistica tramite le segreterie scolastiche per verificare e monitorare l’effettivo servizio svolto prima di fare una legge che da dei diritti togliendoli ad altri che ne avrebbero più motivo?
Perché non chiede ai DS una relazione sui singoli docenti di cui tener conto in fase valutativa?
E se la collega avesse avuto solo 2 anni di servizio e non 3 perché sarebbe dovuta restare fuori nonostante la sua ottima professionalità?
E di quei supplenti che invece faticano anche a parlare e scrivere correttamente l’italiano nonostante abbiano il requisito dei tre anni siamo sicuri di volerli immettere nel mondo della scuola?
E sindacati nelle classi ci sono mai entrati per capire chi sarebbe giusto assumere?
Beh, se qualcuno è favorevole, allora potremo dire che  la scuola è come la morte “na Livella” – Antonio de Curtis: tutti uguali nel libro “La livella”.

Salvatore Rosa