Ricorderete qualche settimana fa il grande clamore per un accordo sindacale, sottoscritto da Flc Cgil, Cisl scuola, Uil Rua, Snals e Fgu e il Ministro Bussetti su un accordo frutto dell’intesa che fece revocare lo sciopero del 17 maggio.
In pratica si prevedeva una tantum una tornata pluriennale di Pas per 55.000 docenti con il requisito di tre anni di servizio e un concorso riservato una tantum per chi aveva tre anni di servizio di cui uno nella classe di concorso di partecipazione, un concorso cui sarebbe stato destinato il 50% dei posti messi a concorso nella scuola secondaria di primo e secondo grado nel 2019.
Si prevedeva uno scritto con un voto minimo e un orale non selettivo. In pratica i sindacati avevano strappato con la Lega l’ennesima procedura transitoria, una procedura semplificata e un Pas che rappresenta un ritorno al passato per autofinanziare le Università con 165 milioni di euro laddove si era riaffermato con questo governo, dopo tanti anni di sfruttamento economico dei precari della scuola, il concorso ordinario abilitante come era stato definito dalla Legge 270/82, ripristinando così il concetto di merito nel reclutamento della docenza.
Il tutto si doveva mettere nel primo veicolo normativo, ma il veicolo è partito senza l’accordo che non é stato trasformato in emendamento. Tutti si domandano ora il perché e gridano allo scandalo di questo colpevole ritardo, agitando vessilli sindacali e di associazioni nate ad hoc. Le ragioni sono molto semplici e sono due.
La prima è che sull’accordo tra Bussetti – Lega e Sindacati non c’è l’accordo unanime del Movimento 5 Stelle che rivendica il merito e il concorso ordinario abilitante, mettendo fine alla stagione delle sanatorie nel reclutamento dei docenti.
La seconda, che è a mio avviso fondamentale, è che il provvedimento non si può concretizzare prima della legge di stabilità in quanto richiede un impegno finanziario. Quindi di Pas e di riservato nella scuola secondaria se ne parlerà a gennaio con questa o con altra maggioranza.
Dalle mie parti si dice senza soldi non si cantano messe, da altre parti si dice fare i conti senza l’oste. Lascio a voi la scelta.
Libero Tassella
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