È in dirittura d’arrivo la pubblicazione del decreto ministeriale attuativo, di tipo dirigenziale, per permettere ad almeno 75mila docenti precari di fare domanda di accesso ai Tfa speciali, da qualche giorno ribattezzati “Percorsi abilitanti speciali”: la bozza finale del decreto, comprendente le ultime modifiche, comprendenti anche le indicazioni dei sindacati, è stata inviata il 17 luglio all’ufficio di gabinetto del Ministro dell’Istruzione per le verifiche di carattere politico. Se, come probabile, il testo dovesse ottenere il via libera finale, a questo punto è probabile che approdi in Gazzetta Ufficiale la prossima settimana. Quindi al massimo per venerdì 26 luglio.
Da quel momento partiranno, finalmente, i 30 giorni di tempo per presentare le domande di candidatura ai corsi abilitanti tramite Istanze in line. L’eventualità, quella di dare la possibilità a decine di migliaia di candidati di chiedere l’accesso ai corsi a cavallo di Ferragosto, non è piaciuta ai sindacati. Che, visto il periodo vacanziero, temono l’esclusione di una fetta non indifferente dovuta alla mancata informazione. I 30 giorni di tempo, ribattono dal Miur, sono però un arco di tempo sufficientemente ampio. E non dovrebbero esserci deroghe: la scadenza per aderire dovrebbe così cadere nella terza decade di agosto.
Esultano, invece, i sindacati per una serie di altri motivi. La nuova bozza, infatti, contiene quasi tutte le modifiche ed integrazioni da loro richieste. La più importante è la quasi sicura inclusione dell’anno in corso tra quelli ritenuti validi come servizio (a partire dall’a.s. 1999/2000): al Ministero hanno trovato il modo di aggirare l’ostacolo (il vincolo incluso nelle modifiche al DM 249, giunto in Gazzetta Ufficiale ad inizio mese) prevedendo che “nelle more” della definizione dei requisiti sarà utile ai fini della presentazione della domanda anche l’attuale anno scolastico. Significa, in sostanza, che i candidati per i quali sarà indispensabile il 2012/13 come anno per raggiungere i tre minimi (di cui uno specifico sulla disciplina nella quale si chiede di abilitarsi) verranno collocati in una sorta di riserva. Che si scioglierà al momento dell’approvazione dell’ennesima modifica: i tempi, diciamolo subito non saranno brevissimi, visto che questa novità dovrà avere il via libera di diversi organismi, come il Consiglio di Stato, ma soprattutto delle commissioni parlamentari di competenza. È anche vero, tuttavia, che pure i tempi di avvio dei corsi subiranno un ulteriore slittamento: l’auspicio dei Miur di farli partire a novembre non dovrebbe, infatti, trovare riscontro. È molto probabile, a questo punto, che i Pas prendano il via, nelle varie università che li accoglieranno, con l’inizio del 2014.
Sembrano aver trovato accoglimento anche l’estensione, dal 10% per ogni disciplina al 20% su tutto il corso, delle assenze di ogni corsista: per essere valido, in pratica, i corsi dovranno essere frequentati per almeno l’80% delle ore complessive.
Disco verde, inoltre, sulla richiesta dei rappresentanti dei lavoratori di presentare domanda nella regione che preferiscono e non obbligatoriamente in quella dove prestano servizio. Nell’art. 13 del bando viene infatti indicato che la sede della domanda di partecipazione “è prescelta dall’interessato”, che si impegnerà a garantire l’eventuale copertura del servizio (come docente supplente) e la frequenza del corso.
Non ha avuto, invece, buon esito la richiesta di far partire i Pas anche se il numero di candidati è esiguo: al Ministero hanno voluto non mettere mano alla parte del decreto dirigenziale che obbliga, “di norma” ad avviare i corsi solo con un numero pari o superiore a 10 iscritti.
Nessuna indicazione, infine, sui costi dei corsi. Rimaniamo, quindi, alle intenzioni iniziali: far pagare ad ogni partecipante circa la metà di quanto è stato chiesto per l’iscrizione e la frequenza dei Tfa ordinari. Quindi non più di 2mila euro complessivi.