Categorie: Attualità

Pasolini, 40 anni fa l’omicidio

Nella notte tra l’1 e il 2 novembre Pier Paolo Pasolini veniva ucciso all’idroscalo di Ostia. A 53 anni scompariva uno dei maggiori intellettuali italiani del dopoguerra, la voce più scomoda e tra le più intelligenti di quegli anni. Un delitto la cui responsabilità ricade subito su Giuseppe Pelosi, uno dei ‘ragazzi di vita’ con il quale lo scrittore si era appartato quella notte, fermato poco dopo al volante dell’Alfa dello stesso Pasolini.

Ma la versione data da Pelosi, che inizialmente si dichiara colpevole non convince. Subito, tra gli amici di Pasolini, si pensa ad altro. Oriana Fallaci, la mattina del 2 novembre chiama il ‘Corriere’ e avverte: “Scrivete che sono stati i fascisti”. Anche Pelosi negli anni ritratterà la sua ammissione di colpa, parlando di tre persone, giunte sul posto, che hanno massacrato Pasolini. Un giallo tuttora irrisolto, su cui adesso anche la politica chiede una svolta, con la richiesta, fatta in questi giorni di una Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Pasolini, firmata da decine di deputati e senatori.

Del poeta, regista e scrittore, (ma lui preferiva essere considerato in primis scrittore, “è quello che ho scritto nella carta di identità alla voce professione”, diceva intervistato da Enzo Biagi nel 1971), resta l’attualità di un pensiero in grado di descrivere il cambiamento antropologico di “un paese, senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è”.

Pasquale Almirante

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