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Passa la devolution al Senato

Fra le proteste  dell’opposizione che al momento del voto ha abbandonato l’aula, il Senato ha approvato il disegno di legge di riforma della Parte II della Costituzione.
La riforma riguarda anche la scuola, dal momento che l’art. 117 della Costituzione viene così riscritto:
"Spetta alle Regioni la potestà legislativa esclusiva nelle seguenti materie:

……

b) organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche;

c) definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione
………"
Immediate le prese di posizione da parte dei sindacati.
Durissimo il commento di Francesco Scrima, segretario nazionale di CislScuola che fa addirittura l’equazione "devolution = scuola allo sbando".
"Il disegno di legge
– dichiara Scrima – prefigura uno scenario destabilizzante per la scuola italiana. Intravediamo in questa pessima riforma costituzionale un serio pericolo per la scuola del nostro Paese, minacciata nella sua unità culturale e nella sua identità nazionale da una deriva localista".
A farne le spese, sostiene Scrima, sarà soprattutto la scuola del Sud Italia.
Di segno opposto la posizione dell’Anp.
"Per noi è positivo il fatto che il testo attuale della legge reciti esplicitamente che viene fatta salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche –
sottolinea Valentino Favero, membro della segreteria nazionale – E poi secondo noi non è importante a chi spetti la gestione delle scuole e del personale; anzi bisogna dire che in quelle realtà in cui la gestione è in mano alle regioni, il personale è pagato meglio e quindi è più soddisfatto".
"Ci spiace invece –
precisa Favero che non sia esplicitato il riferimento alla possibilità delle scuole di decidere autonomamente su una quota oraria del curricolo".
In realtà il testo licenziato dal Senato dovrà essere sottoposto ancora ad altre due letture in entrambi i rami del Parlamento e quindi ci sarà ancora tempo per ulteriori modifiche.
E poi, per diventare legge dello Stato, il provvedimento dovrà anche essere sottoposto a referendum consultivo: in caso di voto contrario tutto il lavoro del Parlamento risulterebbe del tutto inutile e la Costituzione non potrebbe essere modificata.

Reginaldo Palermo

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