Attualità

Patrizio Bianchi: no alternanza ma integrazione scuola-lavoro

Nel volume Nello specchio della scuola, il neo Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi parla anche dell’alternanza scuola-lavoro in modo nuovo, secondo un’ottica ribaltata.

L’integrazione scuola-lavoro

Infatti, più che alternare la fase di apprendimento in classe con quella di sperimentazione sul fronte lavorativo, per il nuovo Ministro si tratta di integrare strettamente i due ambienti di apprendimento, per fare in modo che la scuola abbia bisogno del mondo del lavoro tanto quanto le aziende hanno bisogno della scuola.

Un legame che si spiega bene e trova campo fertile in relazione alle materie scientifico-tecnologiche (Science, Technology, Engineering and Mathematics, STEM), cioè quelle più legate all’evoluzione delle scienze sperimentali, nella capacità di lavorare in gruppo per risolvere problemi complessi. Infatti, le imprese che stanno affrontando oggi la transizione verso la Quarta rivoluzione industriale richiedono proprio queste competenze – le cosiddette soft skills, e avrebbero dunque tutto l’interesse a reperire tali competenze dal bacino scolastico qualora gli alunni venissero formati adeguatamente, anche con il supporto dell’Università.

La triade università-scuola-azienda

Una triade, quindi, università-scuola-azienda, che andrebbe potenziata secondo una progettualità forte e una visione chiara.

E sul tema cita Adam Smith, il Ministro: l’efficienza non nasce dalla specializzazione individuale, ma dalla capacità di rendere fra loro complementari le singole specializzazioni, in un contesto che sappia affrontare e risolvere problemi complessi.

Ecco in che senso integrare scuola e lavoro e non, banalmente, alternare: bisogna promuovere, insomma, forme di integrazione in cui reciprocamente le imprese, le scuole, gli enti di ricerca si rendano fra loro complementari.

Il ruolo delle imprese

Secondo questo approccio, diviene chiaro il ruolo delle imprese dovrebbe essere quello di mettere a disposizione degli studenti e delle scuole in generale i loro laboratori e di sperimentare modalità educative tali che imprese e scuole siano le une complementari alle altre.

A questo proposito il Ministro Bianchi cita l’esperienza dei Programmi di inserimento lavorativo lanciati dall’Università di Ferrara, in cui si chiedeva alle stesse imprese di divenire luoghi di educazione nell’ambito di un territorio che si concepiva nella sua interezza come un ambiente di
educazione permanente.

L’obbligo a 17 anni

Un tema, quello della formazione professionale e della integrazione scuola-lavoro che si lega alla necessità di innalzare l’obbligo scolastico da 16 a 17 anni, per superare l’incoerenza di un percorso scolastico che lascia andare i ragazzi dopo il primo biennio di scuola superiore (a 16 anni) senza alcun diploma, dato che, per potere ottenere un diploma professionale, bisogna avere frequentato un corso di almeno tre anni.

PERCORSO ON LINE
per il rilascio dei 24 CFU
Info e iscrizioni

LEGGI ANCHE

Carla Virzì

Articoli recenti

Il trattamento economico del personale della scuola è ormai ai minimi storici

Anche oggi, come faccio da ormai molto tempo, mi è capitato di leggere un vostro…

04/11/2024

Paolo Sorrentino: “I ragazzi di oggi sono migliori, sono estremamente intelligenti e colti”

Il regista napoletano Paolo Sorrentino, che ha diretto il film "Parthenope", al momento nelle sale…

04/11/2024

Cos’è l’ascolto attivo scuola? Come stimolare il cervello degli studenti? Il webinar della Tecnica della Scuola

L'ascolto attivo a scuola è una pratica che incoraggia gli studenti a partecipare in modo…

04/11/2024

Legge di bilancio 2025, gli emendamenti proposti dalla Flc Cgil: carta docente, percorsi abilitanti, idonei 2020 e 2023

La legge di bilancio 2025 non piace ai sindacati. Lo scorso 31 ottobre la Flc…

04/11/2024