Archiviata la composizione del nuovo governo guidato da Mario Draghi, aspettiamo di vedere all’opera il neo ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi.
Più che tecnico, secondo un “catalogo” abusato, appare un politico di lungo corso, considerato che è stato assessore all’istruzione dell’Emilia-Romagna e coordinatore del comitato di esperti, costituito da Azzolina, per contrastare il Covid.
Di scuola dunque ne capisce e sulla materia ha pure delle buone pubblicazioni all’attivo.
Scogli da superare tuttavia ne ha tanti, a cominciare dai precari e finire ai concorsi, dalle dispersioni all’edilizia, mentre i ragazzi attendono le modalità dell’esame di Stato e di sapere, insieme coi prof, l’eventuale allungamento dell’anno fino a giugno.
Sicuramente in questo ambito un problema esiste, altrimenti non si vede il motivo per il quale si proponga di ammettere tutti e di portare un solo esame orale alla maturità, considerato che il distanziamento, per paura del Covid, fra i candidati è di facile attuazione per le tante aule libere nelle scuole già in vacanza.
Bianchi, in ogni caso, a livello teorico punta sulla formazione di “cittadini portatori, oltre che di contenuti, di creatività, lavoro di squadra, capacità di astrazione e di sperimentazione”, nella pratica vedremo.
Certamente, leggendo il suo curriculum, non è mai entrato in una classe, tranne da alunno, al contrario della Azzolina.
Il solo augurio che facciamo è rivolto ai prof, affinché non rimpiangano la loro collega ex ministra che “ha saputo” (per dirla con Bianchi) almeno come è fatta un’aula di scuola.