I Patti educativi di comunità stanno prendendo piede in molte realtà locali come strumento di un’autonomia responsabile e solidale, per collegare più strettamente scuola e territorio, e trovare soluzioni innovative ai problemi connessi alla riapertura in tempi di pandemia.
L’idea di una scuola aperta e interagente con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti sul territorio, non è nuova. Risale al Regolamento dell’autonomia del 1999.
Tuttavia, la necessità di un collegamento più stretto e funzionale emerge con forza subito dopo la grande emergenza sanitaria della scorsa primavera, con il lockdown generalizzato e la chiusura delle scuole.
Nell’aprile del 2020, l’allora ministra Azzolina aveva istituito un Comitato di esperti, presieduto dall’attuale ministro Patrizio Bianchi, per proporre soluzioni in vista della riapertura delle scuole. Il Comitato ha prodotto un Rapporto intermedio il 27 maggio e un Rapporto finale il 13 luglio 2020.
Il 26 giugno 2020 il Ministero pubblica il Piano scuola per l’anno scolastico 2020/21, che recepisce pienamente, fra l’altro, il suggerimento del Comitato di attivare tutte le azioni possibili di supporto alle scuole attraverso i Patti educativi di comunità. Al paragrafo “Tra sussidiarietà e corresponsabilità educativa: il ruolo delle comunità territoriali per la ripresa delle attività scolastiche” si sottolinea l’opportunità di coinvolgere soggetti pubblici e privati, sia per reperire spazi, sia per ampliare l’offerta formativa.
I Patti educativi di comunità sono degli accordi tra gli enti locali, le istituzioni pubbliche e private variamente operanti sul territorio, le realtà del terzo settore e le scuole, per rafforzare un’alleanza educativa, civile e sociale che appare quanto mai necessaria nelle condizioni del presente scenario. Il Piano Scuola 2020/21 ha individuato nell’ente locale il soggetto cui spetta il compito di promuovere e coordinare i lavori tra le parti, tramite apposite conferenze dei servizi, e di proporre un regolamento per la sottoscrizione dei Patti, in una logica di massima adesione al principio di sussidiarietà e di corresponsabilità educativa.
La finalità è duplice:
a) favorire la messa a disposizione di strutture o spazi, come parchi, teatri, biblioteche, archivi, cinema, musei, al fine di potervi svolgere attività didattiche complementari a quelle tradizionali;
b) sostenere le autonomie scolastiche nella costruzione delle collaborazioni con i diversi attori territoriali che possono concorrere all’arricchimento dell’offerta educativa, individuando finalità, ruoli e compiti di ciascuno sulla base delle risorse disponibili.
L’idea di una scuola che interagisce col territorio appare in un testo normativo col Regolamento dell’autonomia (DPR 275/1999). La legge 107/2015 (Buona Scuola) la rafforza, e indica fra gli obiettivi formativi prioritari la “valorizzazione della scuola intesa come comunità attiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare e aumentare l’interazione con le famiglie e con la comunità locale, comprese le organizzazioni del terzo settore e le imprese”.
Il Comitato di esperti presieduto da Bianchi intitola un lungo capitolo del Rapporto del 13 luglio 2020 “Rilanciare l’alleanza educativa col territorio” e “Promuovere patti educativi di comunità” nell’ottica di una autonomia solidaristica, con esplicito riferimento ai principi costituzionali di solidarietà (articolo 2) e sussidiarietà orizzontale (articolo 118). Il Piano Scuola 2020/21 riprende la proposta e fornisce alcune indicazioni pratiche e metodologiche.
In quest’anno di crisi dovuta alla pandemia non mancano neppure le risorse. L’articolo 32 del D.L. 104/2020 prevede infatti l’assegnazione di specifici fondi agli Uffici Scolastici per il sostegno finanziario alla stipula dei patti di comunità.
Alcuni esempi
I Patti educativi di comunità stanno prendendo piede rapidamente in varie realtà territoriali.
Riportiamo tre esempi con rinvio ai link specifici per l’approfondimento.
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