Come abbiamo già avuto modo di scrivere la firma del Patto per la scuola non è così scontata come poteva sembrare in un primo momento.
Nella giornata di venerdì 7 i sindacati si sono nuovamente incontrati con il Ministro ma le voci che davano per imminente la firma dell’accordo si sono rivelate infondate.
A fine serata si è iniziato a parlare di possibile chiusura dell’accordo nella giornata di lunedì, ma stando ai rumors delle ultime ore è anche probabile che la vicenda si trascini ancora per qualche giorno, in attesa che il Presidente del Consiglio Mario Draghi dia il via libera definitivo.
Gilda degli Insegnanti: noi non firmiamo
Intanto la CGS, la confederazione generale alla quale aderisce la Gilda degli Insegnanti, ha già fatto sapere di non avere nessuna intenzione di sottoscrivere il Patto.
“E’ solo un elenco di temi” sostiene il coordinatore nazionale della Gilda Rino Di Meglio che aggiunge: “Il nostro no è motivato soprattutto da una questione di metodo; prima di scrivere il testo del Patto bisogna discutere le diverse questioni ai tavoli di lavoro, come peraltro era stato concordato già in precedenza. Noi non ci stiamo a mettere la firma sotto un elenco di buone intenzioni, vorremmo sottoscrivere impegni e non principi generali dai quali, peraltro, è difficile dissentire”
Le perplessità dei sindacati
Due punti in particolare stanno richiamando l’attenzione degli altri sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Snals). Il primo è quello in cui si evidenzia la necessità di “mettere in atto efficaci politiche del personale, con il prossimo rinnovo del contratto, richiedendo lo stanziamento di risorse aggiuntive”.
Il secondo riguarda invece la previsione di “uno specifico fondo strutturale per la valorizzazione di tutto il personale della scuola, docente e ATA e personale e educativo e dirigente”.
Sulla prima questione abbiamo già avuto modo di segnalare che ulteriori risorse potrebbero essere stanziate soltanto con la prossima legge di bilancio e queste significherebbe quasi certamente dover rinviare l’avvio delle trattative a non prima del prossimo autunno.
L’ipotesi di prevedere uno specifico fondo per la scuola avrebbe lo scopo di consentire di riconoscere a docenti e Ata aumenti stipendiali percentualmente superiori a quelli previsti per il restante pubblico impiego. Attualmente tale fondo esiste già (era stato istituito all’epoca della ministra Valeria Fedeli) ma ha una dotazione non modesta ma del tutto risibile (10 milioni di euro all’anno, in pratica una decina di euro lordi all’anno se la si usasse tutta per i docenti).