Finalmente, dopo una lunga attesa, sindacati e Governo sottoscrivono il Patto per la Scuola di cui si discute da almeno due mesi.
La firma verrà apposta nel pomeriggio del 20 maggio nel corso di un incontro in programma a Palazzo Chigi per le ore 18.
Dalla bozza del documento emergono i temi di cui già si è parlato.
Si parte dall’impegno a garantire un regolare avvio dell’anno scolastico “anche attraverso una procedura urgente e transitoria di reclutamento a tempo indeterminato” per arrivare alla questione della sicurezza degli ambienti scolastici.
Senza trascurare l’ipotesi di “provvedimenti finalizzati all’innalzamento dei livelli di istruzione volti a contrastare gli abbandoni e la dispersione scolastica e per aumentare l’inclusività”.
E c’è anche un tema importante in materia di organici: “assicurare la continuità didattica tramite una programmazione pluriennale degli organici”. In materia di formazione dei docenti si parla di “un sistema strutturato di formazione continua, in coerenza con quanto previsto nel Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, con riferimento alle metodologie didattiche innovative e alle competenze linguistiche e digitali, nell’ambito delle prerogative degli organi di autogoverno delle istituzioni scolastiche, per i quali sarà avviato un processo riformatore volto a definirne le competenze e coordinarle con quelle dei dirigenti scolastici, nell’ambito delle prerogative degli OO.CC., garantendo la libertà di insegnamento”.
Sul versante del trattamento economico del personale c’è da segnalare che il Patto stabilisce di “prevedere, in un’ottica pluriennale, forme di valorizzazione di tutto il personale della scuola, nell’ambito del fondo di cui all’art. 1, c. 592, della legge 7 dicembre 2017, n. 205 e del Fondo Unico Nazionale Dirigenti Scolastici (FUN), coerentemente con le politiche relative al personale pubblico di cui al Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”.
Per concludere con la necessità di “operare, in coerenza con le previsioni del PNRR, per la riduzione del numero di alunni per classe e per istituzioni scolastiche, a partire dal prossimo anno scolastico, alla luce dell’andamento demografico della popolazione, finalizzando le risorse per migliorare il servizio e favorire la diffusione del tempo pieno”.
Ad una prima lettura il Patto ha tutte le caratteristiche di un documento pieno di buone intenzioni.
Si tratta ora di vedere in quali tempi le intenzioni si tradurranno in atti e provvedimenti concreti.