Come noto con la legge di bilancio 2019 l’alternanza scuola lavoro ha cambiato pelle venendo ribattezzata con l’ acronimo PCTO, ovvero Percorsi per le Competenze Trasversali e Orientamento.
Oltre alla nomenclatura, è cambiato anche il limite minimo della durata dei PCTO imposto con la legge 107/2015 governo Renzi: ogni studentessa o studente infatti dovrebbe aderire volontariamente ai PCTO aventi che però devono avere un numero minimo di ore di 210 negli istituti professionali, 150 nei tecnici, 90 nei licei.
L’adesione degli studenti, volontaria secondo la riforma Moratti, è stata poi tradotta in obbligatoria da alcuni documenti diramati dal MIUR negli ultimi anni.
Con buon senso, nelle ultime linee guida ministeriali (settembre 2019), tale obbligo è stato compensato con il diritto di gratuità dei PCTO. Il MIUR prescrive infatti all’art 9.2 intitolato “Gratuità dei percorsi”, che i PCTO non devono comportare costi per le famiglie degli studenti coinvolti poichè sono tutti finanziati da risorse pubbliche.
Tuttavia in molti istituti della penisola si sta registrando un fenomeno elusivo nei confronti del diritto di gratuità prescritto, determinando due effetti negativi: aumento della confusione tra gli addetti ai lavori; una distorsione degli obiettivi didattici e politici alla base dei PCTO. Così quella che doveva essere una opportunità per gli studenti, ovvero di avviare un percorso formativo in una azienda, è diventata una opportunità di mercato per alcune aziende. Lo studente passa dal ruolo di possibile collaboratore-lavoratore a quello di sicuro cliente.
Molti istituti scolastici infatti sono divenuti sede di promozione commerciale di percorsi formativi che riconoscono ore di alternanza dietro esborsi monetari da parte delle famiglie.
Il pagamento della tariffa, che supera in alcuni casi i 200 euro, è indispensabile per accedere ai PCTO, quindi al riconoscimento delle ore. La prassi del “riconoscimento delle ore di alternanza” da parte delle imprese proponenti risulta oltretutto impropria. Sono invece le istituzioni scolastiche deputate per legge a validare i progetti, quindi le ore valide per ottemperare all’obbligo di durata minima del PCTO.
Alcuni percorsi a pagamento spesso prevedono anche un esame che permette di conseguire una certificazione di competenza professionale (tecnologica,lingua straniera, ecc..) che potrebbe agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro. Quindi per evitare il rischio che le ore necessarie per ottemperare l’obbligo dei percorsi PCTO possano essere percepite come leva persuasiva per il loro acquisto da parte delle famiglie, bisognerebbe definire chiaramente i confini tra PCTO e iter di certificazione delle competenze.
In tal modo gli studenti, una volta terminato il PCTO gratuito con riconoscimento delle ore, potrebbero liberamente scegliere se pagare o meno la tariffa per la certificazione di competenza. C’è da osservare comunque che tali certificazioni di competenze professionali hanno nella maggior parte dei casi una scadenza quinquennale; sarebbe quindi opportuno valutare l’età di conseguimento per non incorrere nella situazione spiacevole di arrivare all’ingresso del mondo del lavoro con una certificazione di competenza professionale oramai obsoleta, quindi inutilizzabile.
Altro rischio è rappresentato dal fatto che i PCTO a pagamento potrebbero godere in modo ingiustificato di maggior credito rispetto a quelli gratuiti. I percorsi a pagamento infatti vengono introdotti nelle scuole con tecniche di marketing finalizzate a rendere più appetibili i prodotti offerti.
Non è da escludere quindi che si possa indurre nella comunità scolastica una ingiustificata sudditanza psicologica e valoriale nei confronti di essi, declassando quelli gratuiti a percorsi di serie B.
Di pari passo la possibilità di una pericolosa codifica del messaggio educativo veicolato alle studentesse e agli studenti, ovvero quello che pagando si possa accedere a percorsi preferenziali, in termini di possibilità di sbocco lavorativo, di valutazione didattica del proprio profitto scolastico, di un più rapido assolvimento dell’obbligo formativo dei PCTO grazie alla maggiore quantificazione delle ore riconosciute per ottemperare all’obbligo di legge.
In conclusione, i PCTO sono riconosciuti dal MIUR come parte integrante del curricolo scolastico della scuola pubblica con frequenza obbligatoria da parte degli studenti. La privatizzazione, anche isolata di alcuni di essi, mediante esborso monetario favorisce di fatto diseguaglianze strutturali nel sistema di istruzione pubblica, in quanto il loro accesso presuppone possibilità economiche non presenti in tutte le famiglie.
Garantire la gratuità di tutti i PCTO, nessuno di essi escluso, significa quindi garantire prerogative di inclusione ed equità sociale nell’accesso all’istruzione pubblica.
Salvatore Imparato
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