L’alternanza scuola-lavoro ora PCTO (percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento) ai tempi dell’emergenza coronavirus dovrà necessariamente rimodularsi. Il tema però non interessa soltanto il mondo della scuola ma anche il mondo del lavoro. Come si concilierà il momento formativo con le esigenze di sicurezza in azienda? Ne abbiamo discusso con Francesca Puglisi (Pd), sottosegretaria al Lavoro e alle Politiche sociali.
Avete pensato ad un protocollo di sicurezza, magari da concordare con il Ministero dell’Istruzione per gli studenti interessati dai PCTO?
Ad oggi i percorsi di PCTO, ex Alternanza scuola-lavoro prevedono obbligatoriamente una formazione generale in materia di “Salute e Sicurezza sui luoghi di Lavoro” ai sensi del D. Lgs n. 81/08 s.m.i. e il Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con l’INAIL, ha realizzato uno specifico percorso formativo gratuito da seguire, in modalità eLearning sulla Piattaforma del Ministero dedicata all’alternanza, dal titolo “Studiare il lavoro”- La tutela della salute e della sicurezza per gli studenti lavoratori in Alternanza Scuola Lavoro. Formazione al Futuro.
(Il corso, strutturato in diversi moduli è fruibile in e-learning ed è stato realizzato anche in modalità accessibile per gli studenti con disabilità. Il pacchetto, che si inserisce nel contesto del protocollo d’intesa Inail/Miur utilizza metodologie didattiche interattive e innovative per un migliore coinvolgimento degli studenti sulle tematiche di salute e sicurezza sul lavoro nonché per favorire la loro crescita nella consapevolezza di questi valori.)
Sicuramente l’emergenza sanitaria legata al COVID-19 sta determinando nuovi scenari legati alla sicurezza dei luoghi di lavoro di cui occorrerà tenere conto per lo svolgimento delle ore di PCTO. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali può collaborare con il Ministero dell’Istruzione per integrare quest’offerta formativa nell’ambito del protocollo d’Intesa Inail/Miur con un modulo specifico e generale con le nuove regole di prevenzione sanitaria legate all’emergenza pandemica e pensare a specifiche regole di “sicurezza” per gli studenti quando potranno tornare “in azienda”. Ad oggi, infatti, è immaginabile che – sino a che ci sarà la necessità di distanziamento sociale e l’emergenza sanitaria non sia rientrata – scuole e aziende propendano verso modalità “virtuali” di espletamento dei percorsi PCTO. Potranno essere attuate e potenziate, in quanto già sperimentate, forme di conoscenza del mondo del lavoro “a distanza” da integrare nei percorsi PCTO come le imprese simulate, i tour aziendali virtuali, le testimonianze di esperti di settore e di aree professionali da remoto.
Occorrerà necessariamente conciliare il momento formativo con le esigenze di sicurezza in azienda sia per gli studenti ma anche per i lavoratori.
Molti istituti scolastici hanno utilizzato internet per svolgere in questo periodo di emergenza parte delle ore di alternanza esistendo delle piattaforme ad hoc per farlo, ritiene sia sufficiente in futuro?
Con l’emergenza Coronavirus sono state sospese le attività didattiche in presenza in tutto il paese e contemporaneamente il Ministero dell’Istruzione ha dato lo stop anche ai percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (ex alternanza scuola-lavoro). Si tratta di una metodologia didattica di grande importanza, che permette alle studentesse e agli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori (licei compresi), esperienze di incontro con le imprese, il Terzo Settore e le istituzioni.
Con il blocco delle attività didattiche, la scuola e i docenti hanno messo in campo una capacità di reazione dal basso tempestiva e anche “creativa” pure a fronte dei gap digitali e dei vincoli infrastrutturali tuttora da recuperare e su cui si dovrà ulteriormente investire; e delle “fatiche” legate a una preparazione spesso fatta in corso d’opera. Molti professori si sono attivati con i mezzi a disposizione e con soluzioni talvolta “personali” (Skype, Zoom, Hangouts, ecc.) per proseguire le attività didattiche da remoto e allo stesso tempo hanno cercato di assicurare, in particolare agli studenti del V anno, occasioni per proseguire i percorsi di orientamento, avviati negli anni precedenti, per aiutarli nelle transizioni formative o professionali che questi stessi studenti si troveranno a gestire di qui a breve una volta conseguito il diploma.
Le stesse piattaforme (ancora poche) utilizzate per la didattica a distanza – fra tutte la piattaforma collaborativa G Suite for Education integrata a Google Classroom – hanno veicolato una serie di incontri, seminari, webinar, ecc. ed altre attività laboratoriali in remoto che hanno avuto l’obiettivo di sostenere gli studenti nel lavoro essenziale di rielaborazione delle esperienze di alternanza fatte, e di renderli consapevoli degli apprendimenti/competenze acquisite – in particolare le soft skill, così tanto ricercate dalle imprese in tutti i settori.
Le attività sono state diverse e differenti nei vari contesti territoriali e hanno visto quasi sempre la collaborazione fattiva di altri soggetti territoriali: operatori dei servizi per il lavoro, esperti delle varie categorie professionali e rappresentanti di settore, o del mondo cooperativo, ecc. che hanno condiviso la responsabilità e l’impegno a restituire in qualche modo continuità e “normalità” agli studenti, anche sotto l’aspetto umano e del dialogo educativo, soprattutto nei contesti più colpiti dall’emergenza (la Val Seriana, Bergamo …). In altre parole, si sono fatti “comunità educante” insieme alla scuola.
E’ stato semplice passare dall’“analogico” al digitale?
Non è stato facile passare da modalità “analogiche” a quelle digitali, ma lo sforzo è stato notevole e sarà necessario riflettere sulle esperienze fatte per capire quali di queste potranno mantenere una validità anche dopo il superamento della didattica dell’”emergenza”. Sportelli virtuali per rispondere ad esigenze informative e orientative degli studenti rispetto alle scelte post diploma sono stati gestiti da diverse scuole; laboratori on line sulle diverse tematiche del lavoro (curriculum vitae, ricerca attiva dell’occupazione, colloquio di selezione, ecc.) sono stati messi a disposizione di un numero molto significativo di studenti; i saloni dell’orientamento sospesi sono stati sostituiti da presentazioni virtuali dei ragazzi – anche tramite YouTube – e veicolate alle aziende potenzialmente interessate; l’impossibilità di realizzare stage presso le strutture ospitanti ha spinto anche verso servizi in remoto a favore delle collettività, spesso in collaborazione con il Terzo Settore, come il numero verde per l’”emergenza anziani” o il supporto alla protezione civile con le “spese” di vicinato … Insomma, una grande prova di forza, intraprendenza, responsabilità e coscienza civica che proprio i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento mirano a sviluppare nei ragazzi.
L’altra faccia della medaglia, tuttavia, riguarda il “Digital Divide” che esiste ed è ancora significativo. L’impegno realizzato in questi mesi è stato quello di non escludere nessuno dal servizio della didattica a distanza grazie allo stanziamento di fondi da parte del governo e allo sforzo enorme fatto in poche settimane da dirigenti scolastici e docenti per trovare soluzioni e dare continuità al rapporto educativo con ragazzi. Tutti hanno risentito della situazione di emergenza, ma sicuramente le fasce di studenti più fragili, con situazioni familiari difficili o deprivate, ne hanno risentito di più. E non è escluso che alcuni studenti si siano persi, perché la scuola come “comunità di relazioni”, oltre che di apprendimento, rappresenta il vero valore aggiunto per questi ragazzi.
In questo senso, in prospettiva, superata l’emergenza, sarà essenziale recuperare modalità di lavoro che prevedano un ritorno all’”analogico” inteso come restituzione di centralità al ruolo primario della didattica in presenza, anche per i percorsi di alternanza, senza tuttavia perdere quello che di buono si è sperimentato in questo periodo attraverso l’uso intelligente degli strumenti tecnologici. Spesso, con risultati positivi e sorprendenti proprio per gli studenti con bisogni educativi speciali. Una strada da perseguire potrà essere quindi quella di integrare didattica in presenza e didattica digitale selezionando le componenti positive dell’una e dell’altra, nel rispetto dell’autonomia dei singoli docenti, con l’obiettivo prioritario di migliorare i processi educativi e di apprendimento dei nostri studenti e di supportarli nei diversi processi di transizione.
Ritiene che le aziende saranno disponibili ad accogliere gli studenti o le inevitabili misure di protezione porteranno a minori occasioni per svolgere tale attività formativa?
Riteniamo di sì per vari motivi.
La relazione con le scuole è in fondo una relazione con il territorio e con gli utenti, è sempre una forma di “promozione” per le aziende che può contribuire a determinare l’immagine positiva e una maggiore conoscenza di marchi, settori, aziende e professioni.
La crisi sanitaria ha determinato anche la necessità di sviluppare nuove competenze per far fronte ai cambiamenti del Mercato del Lavoro generati dalle nuove regole imposte dal distanziamento sociale. La partecipazione di aziende ai PCTO, il loro fare rete con le scuole del territorio, può contribuire a curvare l’offerta formativa delle scuole, a meglio orientare gli studenti verso professioni o settori in ascesa o in ridefinizione avvicinando in tal modo offerta e domanda del lavoro prevenendo la disoccupazione giovanile e riducendo il gap tra competenze richieste e competenze dei profili in uscita.
Finché ci sarà la necessità di mantenere il distanziamento sociale o limitarlo si dovranno necessariamente pensare nuove forme e modalità di presenza degli studenti in azienda, già del resto in atto grazie al coinvolgimento di soggetti esterni. Ma tutto questo può rappresentare anche una opportunità per sviluppare nuove metodologie e co-progettare nuove modalità a distanza nel rapporto tra scuola e mercato del lavoro. E questo know how potrà poi essere una eredità preziosa dell’emergenza sanitaria per tutte quelle realtà scolastiche o aziendali che si trovano in territori difficili dal punto di vista geografico o, in un’ottica di inclusione sociale, per tutti quegli studenti con bisogni speciali.
Ad oggi, l’esperienza dei PCTO all’interno della scuola, che risultati ha prodotto per il mondo del lavoro?
L’esperienza dei PCTO e dell’alternanza scuola lavoro, ha permesso l’incontro tra le scuole e il mondo del lavoro pubblico e privato, aprendo a un dialogo e a esperienze concrete che possono facilitare da un lato le scelte consapevoli dei ragazzi nella costruzione di un percorso di studio e di carriera professionale, e dall’altro la ricerca di competenze spesso di difficile reperimento da parte delle imprese, proprio per una insufficiente conoscenza reciproca dei due mondi.
Si tratta di un percorso che è stato intrapreso recentemente dal nostro paese e che sconta la ancora debole diffusione di un sistema di “apprendimento duale” (pensiamo soprattutto all’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore e all’Apprendistato di alta formazione e ricerca). In altri contesti nazionali i sistemi di dual learning hanno dato prova di essere un efficace mezzo di prevenzione della disoccupazione giovanile.
In questi anni il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha contribuito, attraverso un programma di Anpal (attuato da Anpal Servizi) allo sviluppo dei percorsi di alternanza, ora PCTO. In particolare, grazie a un protocollo sottoscritto tra MIUR e ANPAL, ANPAL Servizi dal 2017 è stato realizzato un intervento, ancora in corso, che coinvolge più di 1000 Istituti secondari superiori sul territorio nazionale. Il programma, che vede un forte coinvolgimento degli Uffici Scolastici Regionali, supporta le scuole nella realizzazione dei PCTO, attraverso il consolidamento della relazione tra scuola e le imprese, organizzazioni del terzo settore, etc., e nello sviluppo di servizi di orientamento e accompagnamento al mondo del lavoro. Una delle linee di attività più importanti è la promozione dell’apprendistato di I livello, specialmente presso gli Istituti Tecnici e Professionali.
Proprio grazie a queste esperienze, è opportuno rilanciare con il Ministero dell’Istruzione una nuova strategia di intervento che, anche alla luce della crisi economica che l’emergenza sanitaria sta generando, favorisca la comunicazione tra mondo della scuola e mondo del lavoro per prevenire la disoccupazione giovanile e colmare il gap tra profili in uscita dalle istituzioni formative e competenze e profili richiesti dal mercato del lavoro.
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