Il dato elettorale, sostiene il professor Vassallo docente di Scienza Politica all’università di Bologna, va esaminato accuratamente. Vassallo ha utilizzato i dati messi a disposizione dall’Istituto Cattaneo e li ha rielaborati in una nuova chiave.
Se si analizzano i dati completi delle elezioni si scoprirà allora che alle elezioni regionali l’area del centro sinistra non si esaurisce nella lista del Partito democratico, così come quella del centro destra non si riduce a Forza Italia e Lega.
Alle regionali, infatti, sono preseni spesso “liste di appoggio”, variamente qualificate come “liste del presidente”.
“Queste liste ad hoc – spiega Vassallo – non esistono in occasione delle elezioni europee o politiche nazionali e quindi possiamo presumere che i relativi elettorati rifluiscano in loro assenza verso la “casa madre”. Con una differenza significativa. Nell’area di centrodestra si è trattato spesso di liste a sostegno di due candidati alla presidenza contrapposti. È il caso delle liste con denominazioni ad hoc a sostegno di Zaia e Tosi in Veneto o a sostegno del candidato fittiano in Puglia. Nell’area di centrosinistra si tratta sempre di liste presentate a sostegno del candidato PD”.
A questo punto, analizzati in questa chiave, i risultati offrono un quadro molto diverso da quello che è stato fin qui proposto.
Per esempio il PD, con le liste collegate, arriva al 37%, al di sotto (ma non troppo) del 42% delle europee ma molto al di sopra del 27% delle regionali di 5 anni fa.
Lo stesso vale per il centro destra che alle regionali di domenica scorsa arriva al 36%, molto al di sopra del 22% delle europee, ma al di sotto del 45% delle regionali del 2010.
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