Il Fatto racconta la protesta di un gruppo di docenti precari, aderenti al coordinamento “3 ottobre”, che si è dato appuntamento sotto la sede del Partito democratico di Milano per protestare contro quella che non si è ancora capito se è una minaccia piuttosto che una riforma annunciata dalla segretaria di Scelta Civica ed ex rettrice dell’Università per stranieri di Perugia.
Lì ad attenderli c’era la deputata del Pd, Simona Malpezzi, membro della Settima commissione cultura e quindi impegnata proprio sul fronte dell’istruzione pubblica.
I docenti precari hanno chiesto allora alla deputata che la ministra chiarisca la sua posizione su temi quali la “valutazione” e la “scelta” dei docenti da parte delle scuole, di fronte alle dichiarazioni fatte a vari organi di stampa.
“In quell’occasione”, hanno denunciato i precari del Comitato 3 ottobre, ” l’attuale ministro dichiarò che gli istituti dovrebbero poter scegliere i propri insegnanti autonomamente e valorizzarne le qualità e l’impegno. Ciò significa ‘chiamata diretta’, a prescindere da graduatorie e a vantaggio di un maggior precariato”.
La deputata Malpezzi, di fronte a questi argomenti, ha risposto che le dichiarazioni della ministra non corrispondono alla linea “del Partito democratico e all’interno del nostro movimento non s’è mai parlato di chiamata diretta degli insegnanti. Sulla valutazione, invece, io stessa, come ex insegnante, non avrei affatto difficoltà ad essere valutata, con modi e metodi opportuni naturalmente”.
Tuttavia se non è la politica, e in modo particolare una esponente di primo piano di un partito di governo, nonché membro della Commissione cultura, chi dovrebbe indicare e chiarire “metodi e modi opportuni” per valutare i prof?