Dopo l’approvazione in Senato del disegno di legge sulla valutazione della condotta e la introduzione del giudizio sintetico nella scuola primaria, in luogo di quello descrittivo, il Pd alza le barricate e contesta aspramente quanto il ministro Valditara ha deciso e il Senato approvato in maggioranza.
“Un ennesimo passo avanti nel cammino verso una scuola autoritaria e repressiva, che ha nelle priorità la restaurazione di modelli rigidi che pensavamo superati da decenni. Fra questi, il voto di condotta centrale per la promozione in tutti i cicli, e il ritorno del giudizio sintetico al posto di quello descrittivo. Che argomentare è una perdita di tempo”.
Per il Pd, il governo disegna una scuola “sanzionatrice, selettiva e di controllo, in cui l’insegnante è chiamato a punire, in un’ottica che confonde autorità con autorevolezza”, disvelando così “la visione della destra sulla scuola, tutta ordine e disciplina“.
“Un impianto sbagliato, perché non si educa alla democrazia sviluppando sudditanza ma promuovendo partecipazione attiva e facendosi carico delle responsabilità che tale partecipazione comporta”
La scuola per il Partito democratico si svuota così della sua mission di “luogo di promozione della persona con funzione educativa e di rinforzo positivo, cioè la scuola che rimuove ostacoli”, mentre respinge “l’introduzione nelle scuole delle figure di sociologo e psicologo” e “mette in discussione la valutazione collegiale e l’autonomia dell’insegnamento. Il ddl modifica anche lo statuto degli studenti e delle studentesse senza averli coinvolti”.
“Dannoso e regressivo” sarebbe, continuano a dire esponenti del Pd, “l’inasprimento del voto in condotta”, perché rivela “un’idea repressiva e punitiva della scuola e, quindi, della società. È il contrario della scuola dell’inclusione e dell’emancipazione che è scritta nella nostra Costituzione”.
Dunque “un modello autoritario dove ogni contestazione è potenzialmente un reato A questo governo non interessa che la scuola funzioni, mentre le nuove generazioni hanno bisogno di fondi per diritto allo studio e di risorse per battere la dispersione scolastica, non certo di una politica classista e di discriminazione sociale. Servono più risorse per una scuola pubblica, aperta, inclusiva”.