Le proposte di riforma delle prove INVALSI, avanzate dai partiti di destra, delineano una visione che punta a modificare sostanzialmente l’approccio alle valutazioni standardizzate nel sistema scolastico nazionale. Così in una nota il Partito Democratico che stigmatizza quanto prevede il decreto-legge del 2 marzo 2024.
In esso infatti è stata introdotta la modifica per cui i risultati delle prove Invalsi saranno inclusi nei curricula dei ragazzi facendo media con i loro voti. Una scelta, precisa il Pd, che determina un cambio radicale, andando a modificare l’obiettivo finale dei test, nati con lo scopo di valutare i punti di forza e di debolezza del sistema scolastico a livello nazionale e non personale.
Spiega a questo proposito la responsabile nazionale scuola del Pd Irene Manzi: i test Invalsi sono una “misura che nasce con un fine generale ben preciso. E che non può sovrapporsi all’operazione complessa che si lega alla valutazione individuale dello studente che deve essere affidata al corpo docente e alla comunità educante”.
Una critica alla quale si uniscono molte associazioni del settore scuola, come Alas, Roars, l’Associazione La Nostra Scuola Agorà 33, Usb Scuola, l’organizzazione studentesca Osa e altre ancora, che hanno inviato un reclamo anche al Garante per la protezione dei dati personali in cui sottolineano come classificare gli studenti sulla base dei risultati dei test Invalsi “tramite un punteggio conseguito algoritmicamente, si configuri come una schedatura impropria in quanto non controllabile, non verificabile né revisionabile per via umana”.
Secondo il Pd inoltre, queste modifiche, unite a quelle sulla valutazione del comportamento degli studenti, alla legge sulla sicurezza del personale docente e al cambio di valutazione delle scuole primarie, disegnano una scuola tipica della destra che, anziché formare, ambisce a punire.
Anche la segretaria del PD, Elly Schlein, in una nota commenta: “Con un emendamento approvato a colpi di maggioranza si smantella la riforma della valutazione nella scuola primaria. Una scelta ideologica presa contro il mondo della scuola e della formazione che ha chiesto a gran voce al governo di fermarsi. Per la destra evidentemente valutare significa solo rendicontare e certificare e non descrivere il percorso umano e pedagogico dei bambini e delle bambine. La scuola di Valditara non ha l’obiettivo di migliorare gli apprendimenti e dare strumenti, ma classificare e controllare. Un salto indietro nel tempo che non piace alla comunità scolastica e alle famiglie e che interrompe importante un processo di rinnovamento della scuola italiana”.
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