Nei prossimi anni è necessario che altri settori rinuncino a qualcosa allo scopo di sostenere ricerca e istruzione perché la dignità del lavoro e la lotta alle disuguaglianze s’incrociano nel primato delle politiche per l’istruzione e la ricerca.
E’ questa la dichiarazione di principio contenuta nella “Carta di intenti” resa nota dal Partito Democratico in questi giorni.
“Carta di intenti” che contiene però una curiosa affermazione che sembra voler rinnegare persino le novità introdotte dal Ministro Berlinguer negli ultimi anni del secolo scorso: “La scuola e l’università italiane, già fiaccate da un quindicennio di riforme inconcludenti e contraddittorie, hanno ricevuto nell’ultima stagione un colpo quasi letale”.
Ora, se la matematica non è un opinione, l’ultimo quindicennio inizia esattamente nel 1997 e cioè proprio nello stesso anno in cui il Parlamento approvava la legge delega n. 59 che all’articolo 21 dava avvio alla nascita dell’autonomia scolastica.
Se l’affermazione del PD deve essere presa alla lettera vuol dire che è in corso un serio ripensamento sulle politiche complessive riguardanti il sistema scolastico.
Al di là della questione “autonomia sì o no” il documento del partito di Bersani richiama comunque l’attenzione sulla scuola: “la sfida – si legge – è avviare il tempo di una società della formazione lunga e permanente che non abbandoni nessuno lungo la via della crescita, dell’aggiornamento, di possibili esigenze di mobilità. Solo così, del resto, si formano classi dirigenti all’altezza, e solo così il sapere riacquista la sua fondamentale carica di emancipazione e realizzazione di sé. A fronte di questo impegno, garantiremo processi di riqualificazione e di rigore della spesa, avendo come riferimento il grado di preparazione degli studenti e il raggiungimento degli obiettivi formativi”
Nel concreto il PD promette che nella prossima legislatura si partirà da un piano straordinario contro la dispersione scolastica, soprattutto nelle zone a più forte infiltrazione criminale, dal varo di misure operative per il diritto allo studio, da un investimento sulla ricerca avanzata nei settori trainanti e a più alto contenuto d’innovazione.
Esito del voto e situazione finanziaria ed economia permettendo, aggiungiamo noi.