È un’ipotesi finanziariamente sostenibile? E con quali conseguenze per il principio di solidarietà rispetto alle altre aree del paese? Per gli esperti economici della Voce.info tale proposta “Per essere considerata come un esercizio coerente con i principi della legge n.42 di attuazione del federalismo, voluta dal Governo Lega-PdL e approvata nel 2009, la proposta della macro-regione del nord dovrebbe associare maggiori risorse più consistenti responsabilità di spesa. Se si prendesse a riferimento la soglia del 75% dei gettiti locali, la nuova entità dovrebbe però dilatare i propri poteri a tutta la sfera dell’intervento statale, autoescludendosi al contempo da ogni forma di solidarietà nei confronti del resto del Paese.
Otre che irrealistico, l’esercizio è chiaramente contrario alla normativa voluta da chi ora avanza la proposta.
E, in questo senso, la richiesta ha solo il sapore di una semplice rivendicazione di maggiori disponibilità, senza alcuna contropartita: il 75% è una percentuale “da campagna elettorale”, priva di fondamento economico-finanziario.
Contestualmente, l’ex presidente del consiglio, dimessosi nel novembre dell’anno scorso con tutto il suo Governo perché, fu detto, l’Italia stava andando verso il baratro, ha fatto la seguente dichiarazione: “Se il centrodestra vincerà le elezioni taglierà le spese dello Stato di 80 miliardi, pari al 10% delle attuali uscite. Il costo della macchina dello Stato, circa 800 miliardi, è troppo elevato. In un’azienda si riesce a tagliare anche il 30% delle spese. In uno stato è più difficile ma se solo riducessimo i costi del 10% risparmieremo 80 miliardi con cui potremmo ridurre la pressione fiscale di molto. C’è la concreta possibilità, se vince il centrodestra, di cambiare la Costituzione dando al governo il potere di operare e di ridurre i costi dello Stato”.
Ora fra i costi dello Stato c’è pure la scuola che ha già subito oltre 10miliardi di tagli, tra le riforme “epocali” dell’ex ministro Gelmini e gli altri imposti dalla spendig review prediletta da Francesco Profumo, insieme allo spettro, che non bisogna mai scordare, del possibile aumento del monte ore dei professori a parità di stipendio. Da dove si possono ricavare dunque questi ulteriori tagli, di 80miliardi addirittura, non è dato sapere, visto pure che non viene indicato nessun obiettivo preciso, mentre quel 75% di tributi non ripartibili più all’interno del Paese, autoescludendosi al contempo da ogni forma di solidarietà nei confronti del resto della Nazione e quindi con un ulteriore indebolimento delle casse dello Stato.
Una possibilità allora si insinua e su cui sarebbe il caso che, durante questa campagna elettorale, si facesse chiarezza, ma per solo spirito di democrazia e amore della verità, insieme con l’affermazione onesta del patto sociale fra cittadini, esplicitando bene i luoghi dove tagliare per prendere questi 80miliardi e visto pure che il 75% dei tributi del Nord non verrebbero ridistribuiti in tutta la Nazione, abbattendo ulteriormente le entrate complessive.
Il possibile luogo dove tagliare, ma è solo una ipotesi visto che ancora non è stato esplicitato, potrebbe essere individuato in riferimento, in modo particolare, alle cifre che le scuole paritarie pubblicano per dimostrare che lo Stato finanziandole risparmia rispetto agli oneri dovute alle scuole statali.
Dicono infatti questi conti che “Lo Stato, per oltre un milione di alunni che frequentano scuole paritarie, stanzia 500 milioni di euro l’anno. La maggior parte di questi fondi vanno a scuole per l’infanzia e primarie. Ciò significa che mediamente ogni sezione riceve circa 17/18 mila euro l’anno. Un singolo alunno di scuola statale costa al bilancio del ministero dell’istruzione circa 7 mila euro l’anno. E si tratta di 7/8 milioni di alunni. Senza contare tutte le altre voci di spesa per l’istruzione che gravano sui conti pubblici.”
E non solo, ma se a questi conti si assommano, dicono i gestori privati, i palazzi e gli edifici in cui stanno le scuole pagate dalle Province o dai Comuni, gli oneri a carico dello Stato lievitano ancora: “ Se noi a quella voce di bilancio in capo al ministero dell’Istruzione aggiungiamo le spese effettuate dalle province, dai comuni, dal ministero della Salute, da quello dei Trasporti, dei Beni culturali e i miliardi che provengono dai fondi europei, anche lei capisce bene che il costo medio annuo per alunno nelle scuole statali si alzerebbe molto e molto di più. È lo Stato che dovrebbe accorgersi di aver un interesse a promuovere le scuole paritarie, che gli farebbero risparmiare e di molto sul suo bilancio. In tutta Europa e nel mondo avanzato è già così: lì le scuole non statali sono addirittura finanziate dallo Stato o per intero o in massima parte, perché sono pienamente legittime e rispondono al principio fondamentale del diritto alla libertà di educazione.”
La conclusione è dunque la seguente: “Grazie alle scuole paritarie, il risparmio per lo Stato è di 5.974 euro a studente, ovvero in totale 6,3miliardi l’anno.”
E’ naturale che a chi viene assegnato, attraverso le elezioni libere e democratiche, l’onere del governo della Nazione ha pure tutte le facoltà di fare le scelte che ha promesso, anche quello di implementare nuove forme di sostegno alle scuole paritarie, ma è bene tuttavia che ci sia chiarezza limpida e cristallina per dare tutte le possibilità di capire e razionalmente scegliere: nulla di più.
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