Sulla vicenda del ddl sul “pedagogista grafologo multifunzione” riceviamo dalla senatrice del M5S Enza Blundo la richiesta di rettifica che qui pubblichiamo con alcune osservazioni.
L’incontro tenutosi lo scorso 6 febbraio in Senato non era affatto una conferenza stampa di presentazione di un disegno di legge che – come da voi erroneamente riportato – mi accingerei a depositare, bensì un mero spazio di confronto democratico e libera valutazione di una proposta.
Durante la riunione – ripeto a carattere del tutto informale – è stata convergentemente evidenziata la necessità di professionalizzare il Pedagogista da inserire nelle scuole di ogni ordine e grado, come figura capace di coordinare le attività pedagogico didattiche dell’offerta formativa di ogni singolo istituto. Si è altresì ritenuto di individuare e approfondire successivamente le modalità e i contenuti dei corsi biennali formativi che dovranno essere attivati dalle Università per acquisire competenze specialistiche, anche, ma non solo, in riferimento a categorie sociologiche e grafologiche.
Tengo a precisare che non si è mai parlato di una immissione in ruolo del pedagogista finalizzata alla copertura dei posti di sostegno già esistenti, come erroneamente riportato nel vostro precedente articolo. Su quest’ultimo aspetto l’incontro è stato utile anche per individuare punti di ambiguità della bozza che hanno generato un allarmismo – ripeto infondato – degli insegnanti di sostegno in merito all’eventuale piano assunzionale di tale figura.
Il pedagogista professionale è un supervisore che coordina e supporta la progettazione degli interventi metodologici dei docenti, senza intervenire sui casi e nelle aree che necessitano dell’intervento psicologico, né in quelli dei circa 100 mila alunni affetti da forme di disabilità e costretti a cambiare continuamente il docente di sostegno a causa degli irrisori posti in organico di diritto. Pertanto, mi preme ribadire che l’istituzione del pedagogista professionale :
a) non va a intaccare i posti degli insegnanti di sostegno, bensì a valorizzare la loro specificità;
b) non determina la perdita dell’insegnante di sostegno per l’alunno con disabilità o con un grave disturbo d’apprendimento;
c) i docenti di ruolo sul sostegno, che vantano una titolarità sulla scuola, non saranno costretti a cedere posti per consentire al Dirigente scolastico di attuare tale normativa;
Inoltre, all’interno della stessa bozza è prevista la possibilità per un certo numero di docenti di ruolo appartenenti a ogni istituto di poter accedere a corsi di formazione e aggiornamento su tematiche pedagogiche, educative e didattiche.
Spiace, tuttavia, che gli insegnanti di sostegno abbiano preferito nella giornata di domenica fare pressione sulla stampa e sulla collega Chimienti, della Commissione Lavoro, affinché prendesse le distanze da una bozza ancora in discussione e da definire invece di partecipare all’incontro preposto, al quale erano stati da me invitati.
La “guerra tra poveri”, cui si fa riferimento negli articoli da voi pubblicati, generata dai Governi precedenti che non hanno mai compreso l’importanza di investire nel mondo della scuola.
L’obiettivo prioritario di chi opera nella scuola non deve essere la difesa a prescindere dei posti di lavoro, ma il benessere degli studenti di ogni ordine e grado. Facilitare il clima di apprendimento con l’osservazione e l’individuazione delle potenzialità e delle criticità di ciascun alunno, consente di mettere in atto tempestivamente gli interventi più adeguati volti, laddove possibile, al superamento delle difficoltà e utili soprattutto a evitare che si traducano in abbandono scolastico.
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Queste le nostre osservazioni
1. Nel nostro articolo non abbiamo parlato affatto di “conferenza stampa” ma semplicemente di “presentazione ufficiale” del progetto. D’altronde nell’invito che la stessa senatrice aveva inviato a diversi soggetti si parlava di tavolo di lavoro e si allegava il testo del ddl. Ora è del tutto evidente che la discussione sui contenuti di un documento presuppone la presentazione del documento stesso. Se altre testate hanno parlato di conferenza stampa la questione non ci riguarda.
2. L’incontro viene definito dalla senatrice “riunione informale”, non sapevamo che una sede istituzionale come il Senato della Repubblica potesse essere usata anche per incontri informali. Ne prendiamo atto
3. La senatrice scrive: “Tengo a precisare che non si è mai parlato di una immissione in ruolo del pedagogista finalizzata alla copertura dei posti di sostegno già esistenti, come erroneamente riportato nel vostro precedente articolo”.
In realtà nel nostro articolo non abbiamo affatto scritto questo, quindi le rimostranze della senatrice Bundo sono del tutto fuori luogo.
4. Nella sua replica la senatrice ci rimprovera di aver anche parlato di “guerra fra poveri”. Peccato che l’espressione non compaia mai né nel primo articolo da noi pubblicato né nel secondo.
5. Ci sorge il sospetto che la senatrice Blundo non abbia neppure letto i nostri due articoli.
Quando li leggerà potrà invece rispondere a un problema che noi abbiamo posto: come si concilia l’idea del pedagogista grafologo con quella di diffondere sempre di più nelle scuole ‘uso di strumenti digitali?
E inoltre: come pensa di portare avanti il suo disegno di legge se persino un’autorevole esponente del M5S come Silvia Chimienti ne ha preso subito le distanze? (r.p.)
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