Le linee generali della proposta di legge n. 659 e abbinate, inerenti a “Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione del relativo albo professionale”, in discussione attualmente alla camera dei Deputati, sono in parte riconducibili all’iniziativa di FdI e dell’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani (ANPE), che a partire dal 1990 – anno della sua costituzione – ha sollecitato le diverse forze politiche a presentare decine di proposte di legge, sia alla Camera che al Senato, di cui una sola (la Pdl S. 1023) è stata assegnata alla Commissione competente, ma senza vedere concluso il suo iter parlamentare a causa della conclusione della legislatura.
In seguito, dal 2015 al 2021, le istanze dei pedagogisti sono state ignorate fino al momento in cui, il 6 luglio 2021 – in piena pandemia – FdI ha presentato la proposta di legge (AC 3197), che ha visto come prima firmataria la deputata Varchi, riguardante “Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione del relativo albo professionale”, che dopo anni di silenzio ha dato voce alle diverse associazioni di pedagogisti ed educatori professionali socio-pedagogici, privi da sempre del necessario riconoscimento ordinistico.
Com’è noto, nell’attuale legislatura sono state intraprese iniziative analoghe, in primis dai deputati di FdI, che il 30 novembre 2022 hanno ripresentato la proposta di legge in questione, avente come prima firmataria l’onorevole Varchi, ritenendo che solo il percorso istituzionale sia quello che può condurre alla realizzazione del raggiungimento di un obiettivo che necessita di un riconoscimento giuridico, in quanto le precedenti iniziative parlamentari intraprese da altre forze politiche, spesso ne sono state prive e pertanto sono state destinate ad una mera e sterile manifestazione mediatica.
La proposta di legge C. 659 Varchi, da cui a seguito dell’esame in VII Commissione è scaturito il “Testo unificato C. 596 D’Orso, C. 659 Varchi, C. 952 Patriarca e C. 991 Manzi – Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche”, è stata presentata in un momento nel quale la necessità di un apporto educativo, condotto in modo professionale, è stato avvertito in maniera consistente, come indicato nella formulazione di presentazione della proposta stessa, in cui si afferma che «i bisogni educativi e formativi avvertiti nella nostra società, determinati, tra gli altri, dalla sempre più crescente complessità delle relazioni educative, nonché l’importanza della prevenzione delle varie manifestazioni di disagio, anche scolastico, di abbandono e di violenza, in tutte le sue forme, indicano la necessità di favorire il pieno sviluppo delle potenzialità degli studenti attraverso il sostegno delle capacità educative dei genitori e degli insegnanti».
Disattendere tali necessità risulterebbe quindi piuttosto miope come continuare ad affidarne la gestione ad altre professionalità degne però di competenze diverse. L’esigenza del riconoscimento di figure professionali specifiche è stata peraltro individuata e riconosciuta dall’art. 1, comma 594 della legge di bilancio 2018 (legge 27 dicembre 2017, n. 205) che indicava: «L’educatore professionale socio-pedagogico e il pedagogista operano nell’ambito educativo, formativo e pedagogico, in rapporto a qualsiasi attività svolta in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, in una prospettiva di crescita personale e sociale…»
Va inoltre sottolineato come la proposta in esame, finalizzata all’ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e all’istituzione del relativo albo professionale, abbia anche l’intento di dirimere alla diversificazione degli educatori, attualmente distinti tra appartenenti alle professioni sanitarie e coloro che sono annoverati tra non meglio specificate professioni sociali.
Ovvero coloro che ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro della Sanità 8 ottobre 1998, n. 520, sono qualificati come educatori professionali in quanto laureati nella classe di laurea L/SNT/2 «Professioni sanitarie della riabilitazione», mentre i laureati della classe di laurea L19 «Scienze dell’educazione e della formazione» sono stati definiti genericamente «educatori». L’opportunità di eludere tale distinzione consiste soprattutto nella necessità di evitare il consolidamento della prassi che vede nelle difficoltà educative e relazionali, dinamiche da gestire secondo un’ottica prevalentemente medicalizzante che di fatto riserva alla competenza prettamente pedagogica ruoli pressoché esecutivi, ignorandone le peculiarità di indagine e di valutazione delle contingenze educative.
Le proposte di legge, concernenti l’istituzione di un Ordine delle professioni pedagogiche e dell’istituzione di un Albo dei pedagogisti e degli educatori professionali socio-pedagogici, che sono state presentate nel corso di questa legislatura, sono ora più che mai tema di confronto da considerare anche nella dimensione economica, non solo monetaria che esso comporta.
Aspetto questo, insufficientemente percepito fino ad ora e purtroppo non pienamente compreso da gran parte del comune sentire e quindi delle rappresentanze politiche, che sovente hanno ritenuto le professioni educative un lavoro giovanile, per lo più occasionale e di conseguenza temporaneo, sottovalutandone invece l’enorme importanza e considerando la scuola l’unico ed il principale luogo di educazione e formazione, in cui adesso, soprattutto in seguito alla pandemia, si ritiene necessaria la presenza stabile e strutturata di figure sanitarie quali lo psicologo.
L’educazione è anche strumento per arginare e metabolizzare le deterrenze sociali, in quanto canale che rende possibile la considerazione delle altrui opinioni, ovvero è la via per la costruzione di un pensiero quanto più possibile critico.
La proposta di legge di recente formulazione, finalizzata alla regolamentazione delle figure professionali operanti in campo pedagogico ed educativo nel solco delle precedenti, vuole pertanto ribadire la necessità di una sistematizzazione di professionalità quanto mai necessarie: il pedagogista e l’educatore professionale socio-pedagogico.
Nella società della conoscenza, infatti, è indispensabile che i compiti educativi, che comportano la presa in carico e l’orientamento allo sviluppo della persona, alla sua crescita – anche quando si tratta di adulti – o alla sua integrazione sociale, siano svolti con competenza e professionalità da quelle figure professionali che sono state formate allo scopo.
L’esigenza di offrire una cornice normativa, finalizzata alla valorizzazione e all’ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative, condivisa da tutto l’arco parlamentare – come dimostrato dal celere e puntuale lavoro svolto dalla Commissione competente, che ringrazio – pertanto induce a considerare realizzabile e indispensabile un pieno accoglimento della proposta, per la quale il 29 maggio scorso è iniziata in Assemblea la discussione, che proseguirà il prossimo 8 giugno, data in cui se ne auspica l’approvazione.
Maria Angela Grassi
Presidente Nazionale ANPE