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Pediatri, perché è importante vaccinare gli adolescenti

Si raccomanda la vaccinazione Covid-19 per tutti i bambini e gli adolescenti di età pari o superiore a 12 anni privi di controindicazioni per gli specifici vaccini autorizzati per età“.

Questo è quanto scrive la Società Italiana di Pediatria in una delle numerose faq dedicate alla vaccinazione anti-Covid per bambini e ragazzi.

I Pediatri spiegano il perché sia importante la vaccinazione per la fascia adolescenziale.

Anche se la fascia pediatrica dai 12 anni in su risulta essere tra quelle meno colpite dal Sars-CoV-2, – leggiamo nella faq – recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato in tale fascia di età la presenza di gravi complicanze renali o di complicanze multisistemiche, anche al di là della ben codificata MIS-C, conseguenti ad un’infezione pauci o asintomatica da Sars-CoV-2, come sta emergendo per l’adulto“.

A questo si aggiunge che, in termini di sanità pubblica, la fascia di età pediatrica e adolescenziale può fungere da serbatoio per la diffusione del virus nell’intera popolazione – continua la SIP.

E conclude: “Per questo, seppur l’obbiettivo primario della vaccinazione è quello di non sviluppare la malattia, l’opportunità di implementare un’offerta vaccinale universale aiuterà notevolmente a ridurre non solo la circolazione dello stesso virus, ma soprattutto il rischio di generare varianti potenzialmente più contagiose o capaci di ridurre l’efficacia degli stessi vaccini in uso. Inoltre la tempestività del raggiungimento delle alte coperture vaccinali nelle fasce pediatriche ed adolescenziali permetterà anche di beneficiare di una prossima apertura dell’anno scolastico in sicurezza“.

Perché non limitarsi a vaccinare solo i bambini con patologie croniche seguendo la scelta della Germania?

La SIP ha così risposto a questo quesito:

Gli studi sui tassi di ospedalizzazione per la popolazione pediatrica hanno dimostrato che molte ospedalizzazioni sono avvenute anche tra soggetti senza fattori di rischio o malattie pregresse: a maggio 2020 le infezioni pediatriche rappresentavano l’1.8% di tutte le infezioni da Covid avvenute fino a quel momento in Italia. Il 13.3% dei pazienti sono stati ospedalizzati e di questi solo il 5.37% aveva comorbidità. Il 3.5% dei pazienti ospedalizzati è stato ricoverato in terapia intensiva e 4 pazienti sono deceduti.

La MIS-C (Sindrome Infiammatoria Multi-Sistemica) ha un’incidenza di 2 su 100.000 casi e non è stato dimostrato che la presenza di malattie pregresse ne favorisca l’insorgenza: interessa il bambino e l’adolescente, con una incidenza stimata di 2/100.000 casi e nel 77% dei casi necessita di supporto vascolare in ambiente intensivo.

Non vaccinare tutta la popolazione pediatrica lascerebbe una sacca di popolazione suscettibile all’infezione con conseguenti necessari provvedimenti di isolamento fiduciario e quarantena in caso di infezioni all’interno degli istituti scolastici ed è noto che l’isolamento sociale determini la comparsa di sintomi psicologici e favorisca la slatentizzazione di patologie psichiatriche.

La popolazione pediatrica, per quanto non a rischio come gli adulti di forme severe, ha pagato pesanti conseguenze in termini di isolamento sociale quindi danni psicologici a breve e a lungo termini e mettere al sicuro i ragazzi significa anche agire in termini di prevenzione sui danni che eventuali ulteriori provvedimenti di quarantena o isolamento fiduciario potrebbero causare.

Lara La Gatta

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