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Pedofilia in crescita, tra i “mostri” anche un maestro elementare

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Genitori, educatori, docenti tenete le “antenne” dritte: uno dei fenomeni in ascesa della rete on line è l’imperversare della pedofilia on line. Basti pensare che solo nell’ultimo anno è cresciuta del 16%. Di cosa stiamo parlando? Della presenza su internet di immagini che documentano abusi sessuali reali e ripetuti di bambini sempre più piccoli, esponendo allo stesso tempo gli utenti più giovani della rete a un maggiore rischio di entrare in contatto con simili contenuti.
I dati sono forniti dall’Osservatorio internazionale di Telefono Arcobaleno che, nel 2009, ha inoltrato 49.393 denunce in 35 Paesi: gli esperti hanno scoperto che ogni giorno, nascono 135 nuovi siti pedofili e 3 nuovi gruppi pedofili sui social network; sono più di 10.000 i siti legati al pedobusiness, dato che conferma l’indiscutibile radice commerciale della maggior parte delle attività pedofile on line.
Il fenomeno riguarda da vicino anche il nostro Paese, dove una parte di abitanti figura nella lista dei maggiori frequentatori e i fruitori dei siti pedofili assieme ad americani, tedeschi, inglesi e russi. L’ultimo esempio di questo genere è accaduto il 24 febbraio, quando la polizia postale di Reggio Calabria ha concluso una vasta operazione contro il fenomeno della pedopornografia online: con il conseguente arresto di un insegnante di scuola primaria e di uno studente. Oltre che della perquisizione di 60 indagati, residenti in 37 città in tutta Italia.
Ogni sito pedofilo ha oltre centomila clienti al giorno, un vero e proprio esercito che quotidianamente si muove in internet a caccia di foto, di video, di contatti. Spesso, le immagini pedopornografiche vengono utilizzate dai pedofili che frequentano la rete come strumento di adescamento. L’esposizione a tali immagini, infatti, abbatte le difese psicologiche del bambino e gli fa credere normale e possibile l’attività sessuale tra minori e adulti, rendendolo, così, più vulnerabile agli abusi.
La massiccia presenza e la facile divulgazione del materiale pedopornografico – spiegano da Telefono Arcobaleno – rischia di portare a tollerare o peggio a normalizzare la pedofilia, con un conseguente allentamento della protezione sociale dell’infanzia”. Quella protezione che a volte la scuola, dirigenti e docenti in testa, deve cercare di dare. Soprattutto quando quella della famiglia latita.