Gli insegnanti prima di tutto dovrebbero guardare allo studente, poi dentro se stessi. È la strada che indica ai prof Daniel Pennac, lo scrittore francese diventato famoso in tutto il mondo per la saga del Signor Malaussène, che il 13 maggio all’Università di Modena ha tenuto la lezione magistrale ‘Storia di un cattivo lettore che diventa scrittore’ nell’ambito di un convegno nazionale sui disturbi specifici dell’apprendimento nell’età adulta.
“Per prima cosa un insegnante dovrebbe interessarsi allo studente, cercare di capirlo, poi passare con passione all’insegnamento della propria materia specifica – ha detto Pennac durante la lezione – , il che presuppone a sua volta una passione personale per quel campo. Ma oggi, nelle scuole, spesso questo processo è totalmente invertito”.
A Pennac è stato consegnato il Sigillo dell’Università di Modena e Reggio Emilia, perché non solo ha insegnato per trenta anni nelle scuole francesi, ma da giovane e da studente ha dovuto faticare non poco, presentando il disturbo della disortografia. “Quando si parla della riuscita, nella vita, di ‘cattivi allievi’ con difficoltà specifiche come posso essere stato io – ha detto Pennac – spesso subentra il sospetto. Si pensa che quella persona non si sia applicata a scuola, che fosse solo distratta. Oppure, si tende a negare direttamente che possa essere stata davvero un cattivo allievo. Questo sospetto – ha continuato – è tanto più grande quanto più la persona di cui si parla è effettivamente riuscita a realizzare qualcosa partendo da premesse così disastrose”.
Pennac ha quindi ricordato i propri difficili esordi da studente. “Più di tutto, prevaleva in me la paura – ha raccontato: mi chiudevo, mi sentivo incapace di esprimermi. E così la mia personalità si sviluppava esternamente alla scuola. Facendo sport, per esempio”.
Lo scrittore si è voluto quindi soffermare sull’importanza del saper insegnare: “Non c’è niente di più pedagogicamente appassionante che riuscire a far apprezzare agli studenti i libri che ti hanno reso un lettore felice, che veder imparare in matematica un ragazzo che non credeva che due più due facesse quattro”. Ma sempre in ambito pedagogico, grandi passi avanti devono ancora essere fatti.
“Da professore – ha detto Pennac – ricordo il caso di un mio studente che a 15 anni fece errori inspiegabili scrivendo un mio dettato. Scoprimmo quasi per caso, insieme a dei colleghi, che aveva riprodotto solo i toni bassi delle parole, non quelli alti. Era insomma sordo. Tutti però, dai parenti a tutti quelli che gli stavano intorno, consideravano il ragazzo solo un po’ distratto, uno che non badava troppo alle cose. Come è stato possibile che sia arrivato a metà del suo percorso scolastico senza sapere di essere sordo?”, ha concluso lo scrittore.
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