Le telecamere a scuola non servono. E’ necessario prevenire lo stress degli insegnanti per proteggere i bambini. E’ la sintesi dell’intervento di Vittorio Lodolo D’Oria, medico specializzato in temi come burnout e stress da lavoro correlato, che parla dalla propria pagina Facebook dell’uso delle telecamere a scuola allo scopo di salvaguardare i bambini, vittime di presunti maltrattamenti.
Una diversa lettura del fenomeno
Il video pubblicato da Lodolo D’Oria punta l’attenzione sul fatto che “la videosorveglianza non risolverebbe il problema, anche perchè lo strumento “deve essere utilizzato da personale competente e non da chiunque”.
Il medico riferisce che in base alle sentenze in merito a presunti maltrattamenti a bimbi, nel 90% dei casi le maestre inquisite hanno più di 55 anni di età o comunque oltre 30 anni di servizio. Per Lodolo d’Oria, se fossero realmente cattive, “lo sarebbero state anche da giovani”.
Pertanto il fenomeno deve comprendere un aspetto importantissimo decisamente sottovalutato, ovvero la salute professionale degli insegnanti. Dopo tantissimi anni di insegnamento scatta l’usura psicofisica, secondo l’esperto: “Ma l’usura deve essere prevenuta. Non è stato stanziato un solo euro per la prevenzione del fenomeno. Per questo è corretto parlare di corresponsabilità delle istituzioni”.
In poche parole, secondo Vittorio Lodolo D’Oria, “la maestra non è un orco. E’ solamente stressata”.
L’importanza della valutazione degli atti incriminati
Le telecamere in classe, come dicevamo in precedenza, non andrebbero a risolvere il problema, anche perché è difficile interpretare ore e ore di registrazioni che “catturano” atti genericamente definiti di maltrattamenti, ma che mettono all’interno dello stesso calderone i buffetti e le vere percosse. “Addirittura sono stati scambiati per maltrattamenti atti di contenimento di maestre verso alunni autistici”.
Per concludere, Vittorio Lodolo D’Oria ritiene che “l’incolumità dei bambini passa attraverso la salute degli insegnanti”.
Autorità garante per l’infanzia e adolescenza
Sul tema, recentemente si era espresso anche l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, che ha sostenuto come la previsione di sistemi di videosorveglianza da installare all’interno delle strutture, previsti dalle proposte di legge all’esame delle commissioni, può essere un valido strumento di prevenzione e di contrasto, “solo però se affiancato ad altre misure, in particolare a sistemi di formazione iniziale e permanente del personale e a una sistematica raccolta di dati di tipo quantitativo e qualitativo che, dando la fotografia del fenomeno, consenta di porre in essere interventi di prevenzione”.
Tra i fautori principali delle telecamere in classe anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che aveva dichiarato: “Per rispetto delle maestre perbene che sono il 99 per cento, come gli infermieri. Però chi mette le mani addosso a un disabile o a un bambino è una bestia che non può tornare a fare quel lavoro”.