Il computational thinking è il processo di risoluzione dei problemi che si trova al cuore dell’informatica ( intesa come la scienza che si occupa del trattamento dell’informazione mediante procedure automatizzate).
Il pensiero computazionale prevede, in primo luogo, l’analisi del problema, la definizione di una procedura (algoritmo) automatizzabile per risolverlo e la progettazione del testing per verificarne il corretto funzionamento. L’implementazione della procedura in un linguaggio di programmazione è solo una fase successiva.
A tal riguardo è utilericordare il pensiero di Jeannette Wing, direttrice del Dipartimento di Informatica della Carnegie Mellon University, che portò all’attenzione del mondo universitario e della comunità scientifica il concetto di “computational thinking”.
La Wing suggerisce di guardare al pensiero computazionale come la quarta abilità di base, insieme a leggere, scrivere e calcolare. In questa nuova ottica, la scuola non poteva non essere riorganizzata per venire incontro alle nuove esigenze e lo ha fatto con il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), caposaldo della legge 107/2015 e documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per il lancio di una strategia complessiva di innovazione della scuola italiana e per un nuovo posizionamento del suo sistema educativo nell’era digitale.
Il modo più semplice e divertente di sviluppare il pensiero computazionale è attraverso la programmazione (coding) in un contesto di gioco, ma il pensiero computazionale altro non è che il pensiero progettuale già presente nell’approccio Montessori (Maria Tecla Artemisia Montessori nota educatrice e pedagogista, italiana) attraverso la “didattica del fare”.
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