A dispetto della riforma Fornero, il numero dei pensionamenti starebbe tornando a salire. Dalle anticipazioni del ministero del Lavoro sui dati delle ‘Comunicazioni Obbligatorie’, sul terzo trimestre del 2014, emerge infatti “un deciso aumento di pensionamenti (+55%)”, riscontrabili principalmente nel settore dell’istruzione.
Secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, questo andamento “potrebbe essere un primo segnale dell’assorbimento degli effetti della riforma Fornero in campo previdenziale: a oltre due anni dalle nuove regole i lavoratori più anziani cominciano a raggiungere i requisiti per andare in pensione. E quindi andrebbero ‘sostituiti’”. Insomma, “l’impennata dei pensionamenti sarebbe in controtendenza, soprattutto a causa delle ‘uscite’ nella scuola”.
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Francamente qualcosa non torna: a quanto ci risulta (dati ufficiali Inps-Miur), dal 1° settembre i docenti, che nella scuola costituiscono la categoria più corposa, a lasciare il servizio per la pensione sono stati poco più di 10mila. Una cifra davvero bassa, dimezzata, rispetto all’anno precedente (oltre 21mila). E addirittura la metà della metà dei 43.620 che lasciarono al termine dell’anno scolastico 2007/08.
Inoltre, nella scuola oltre l’80 per cento del personale è composto da donne: che sono il genere di lavoratore più colpito dalla riforma Fornero, ben oltre i due anni cui si fa riferimento. Tanto è vero che la maggior parte dei ‘Quota 96’ a distanza di due anni dalla ‘beffa’ continuano a rimanere intrappolati.
Quanto espresso dal ministero del Lavoro rimane davvero un mezzo mistero: urgono chiarimenti.
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