E’ giunta in Gazzetta Ufficiale la circolare che dà istruzioni a tutta le amministrazioni pubbliche per applicare i divieti sul conferimento a pensionati di incarichi che consentano di svolgere ruoli rilevanti al vertice della P.A. La circolare era stata firmata dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, più di due mesi fa, il 4 dicembre dello scorso anno. La registrazione della Corte dei Conti risale invece al 20 gennaio di quest’anno. Lo stop però è efficace sin dal 25 giugno del 2014, quando cioè è entrato in vigore il dl Madia che stabilisce i divieti.
Il documento indica innanzitutto come le novità siano “volte a evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti collocati in quiescenza o, comunque, per attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni stesse, aggirando di fatto lo stesso istituto della quiescenza e impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani”. Infatti, si precisa, che “le nuove disposizioni sono espressive di un indirizzo di politica legislativa volto ad agevolare il ricambio e il ringiovanimento del personale nelle pubbliche amministrazioni”.
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Naturalmente nell’immediato si dovrà fare i conti con la Legge di Stabilità che blocca le assunzioni fino al 2016, al fine di ricollocare gli eventuali esuberi determinati dal superamento delle Province. Tuttavia, visto che si tratta anche di posizioni alte, le nuove regole potrebbero comunque incidere sul ricambio dei vertici. Nel dettaglio, le modifiche toccano qualsiasi pensionato, sia pubblico o privato, e interessano anche gli incarichi conferiti dai ministri.
La circolare sottolinea come l’obiettivo non sia quello di “escludere la possibilità che i soggetti in quiescenza operino presso le amministrazioni” ma di evitare che il conferimento di incarichi a pensionati “sia utilizzato per aggirare” le regole sulla messa a riposo. Tra i ruoli consentiti c’è anche quello di commissario straordinario, nominato “per l’amministrazione temporanea di enti pubblici o per lo svolgimento di compiti specifici”. Rimane possibile anche lo svolgimento di incarichi o collaborazioni a titolo gratuito per un anno e sono fatte salve alcune situazioni, tra cui gli incarichi di docenza, nelle commissioni di concorso o nei comitati scientifici.
Tirano un sospiro di sollievo, quindi, i dirigenti scolastici che hanno conferito o intendono conferire incarichi gratuiti ai docenti pensionati. Il fenomeno, tra l’altro, sarebbe in decisa crescita. A ricordarlo è stata l’Anief, che il 15 febbraio ha ricordato come le scuole non siano “più in grado di pagare i docenti dell’istituto o esperti esterni. La musica è sempre la stessa: si preferisce “fare appello al lavoro gratuito dei docenti pensionati, visto che il fondo d’istituto è risultato sempre più a ‘secco’ dopo le riduzione del Fis”. Si ripropongono, insomma, “storie uguali in territori diversi, che evidenziano un mal comune del sistema scuola: la mancanza di finanziamenti adeguati”.
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Anief ricorda che dei 1.480 milioni di euro che il Miur ha destinato al Miglioramento dell’offerta formativa, che finanzia anche le attività di recupero e di integrazione degli alunni, oggi sono rimasti solo 642mila euro da suddividere per oltre 8.400 scuole: un dimezzamento abbonante che si deve a quel CCNL del 13 marzo 2013, all’art. 2, comma 1, sottoscritto da altri sindacati, in cambio della salvaguardia di scatti di anzianità di cui il personale aveva diritto.
Il presidente del sindacato autonomo, Marcello Pacifico, ha detto di non avere “dubbi che degli ex docenti, forti della lunga esperienza lavorativa, siano all’altezza della situazione e possano condurre al meglio il ruolo per cui sono stati chiamati. Il punto, però, è un altro: perché si dimentica che vi sono oltre 60mila docenti precari, selezionati e formati, laureati e abilitati, i quali per essere assunti a titoli definitivo sono costretti ricorre al tribunale perché lo Stato li reputa invisibili? Perché con la Legge di Stabilità si è deciso di dare loro sempre meno possibilità di lavoro, assegnando le supplenze brevi direttamente ai docenti di ruolo?”.
Questa mancanza di attenzione verso i giovani, che rimangono disoccupati anche quando hanno i titoli e hanno superato tutte le prove per condurre una professione, in questo caso l’insegnamento, è stata evidenziata in questi giorni dal Censis: da una ricerca nazionale, realizzata con Fondazione Generali, presentata a Padova, è emerso che “la ‘generazione mille euro‘ avrà ancora meno a fine carriera. Con pensioni molto basse”. Il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha una retribuzione netta media mensile che non supera i mille euro: di questi, 65% “avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti”.
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