Sarebbero oltre 66mila – su un totale di circa 130mila – le domande respinte di Ape social o di pensionamento anticipato in caso di lavoro precoce: tante, troppe, al punto che il 13 ottobre il ministero del Lavoro ha fornito chiarimenti all’Inps per permettere all’Istituto di applicare le due misure “nella maniera più estesa e in sostanziale coerenza con le volontà espresse dal Parlamento”.
La decisione è giunta all’indomani della denuncia prodotta dall’Inca-Cgil, che ora si dice soddisfatta assieme agli altri sindacati.
Il presidente Inps, Tito Boeri, ha detto che “se il ministero ci darà risposte per tempo siamo pronti a riesaminare alcune delle domande che sono state in prima istanza rigettate semplicemente perché quella era l’istruzione che avevamo ricevuto”.
Poi ha aggiunto: “se accetteranno le nostre proposte di modifica faremo lo stesso per altre situazioni”.
Boeri spiega che “una proposta per ora è sono stata accettata e riguarda i lavoratori con contributi all’estero, problema segnalato da noi”. “Ci è stato detto che possono essere ammessi – ha concluso – e quindi li abbiamo riammessi”.
Preso atto del ripensamento, i sindacati hanno quindi chiesto un incontro al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti e allo stesso Boeri per affrontare la situazione ma è probabile che il tema sia affrontato anche lunedì mattina, 16 ottobre, nell’incontro con il Governo aveva già fissato sulla manovra.
Il riesame delle istanze dovrà comunque avvenire in tempi brevissimi dato che per il 15 ottobre è fissato il termine per la messa a punto della graduatoria per le prime uscite.
Boeri: servono nuove norme e più chiare
“Rispetteremo i tempi – ha detto Boeri – il 15 daremo gli ammessi e i non ammessi e faremo le graduatorie”.
Il ministero del Lavoro ha ricordato che l’Inps potrà applicare l’interpretazione suggerita anche al fine di rivedere in autotutela le decisioni eventualmente già assunte. Sull’Ape – dice Boeri – bisognerebbe “lavorare tutti insieme a un nuovo protocollo che ci permetta di risolvere l’indeterminatezza delle regole fissate e stabilisca quali sono le condizioni per accedere alle prestazioni sulla base di criteri obiettivi, dando a noi la possibilità di certificare le condizioni dei lavori rischiosi, difficoltosi e particolarmente gravosi” indicati nel decreto.
“Noi – conclude – saremo i primi, pronti e felici di riesaminare le domande e mandare a coloro a cui la domanda era stata inizialmente respinta la comunicazione che potranno accedere alle prestazioni”.
Damiano: se non si interviene sarebbe un disastro
Basta “rimpalli di responsabilità” – dice il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, si parla di oltre metà delle domande di Ape respinte “sarebbe un disastro”.
“Se le norme sono poco chiare – prosegue – e si prestano a interpretazioni restrittive e se l’Inps non è in grado di fornire interpretazioni più elastiche, il Governo corregga tempestivamente la norma”.
“Il Governo si muova: evitiamo di piangere sul latte versato e di dare un contributo all’aumento del disagio sociale, giunto ormai a una soglia limite. Respingere la domanda a un lavoratore disoccupato da 10 anni perché, dopo l’esaurimento degli ammortizzatori sociali, ha lavorato un giorno percependo 64 euro di compenso, è una vera crudeltà mentale e sociale”, conclude Damiano.