L’innalzamento dell’aspettativa di vita e il conseguente rialzo della soglia per lasciare il lavoro, che quasi sicuramente dal 1° gennaio 2019 salirà fino 67 anni, fanno tornare in auge la lista delle professioni gravose.
Perché solo chi è occupato in questi ambiti lavorativi può avere l’accesso, sino ad esaurimento risorse, all’Ape social: la modalità adottata dal Governo per permettere, in cambio di una cifra mensile minima, poche decine di euro al mese per vent’anni, di andare in pensione fino a tre anni e sette mesi prima. Quindi, attorno ai 63 anni e mezzo.
Vi proponiamo, quindi, la sintesi prodotta dall’agenzia Ansa.
Resta da capire perché nella scuola ci si è fermati alla deroga a favore delle educatrici dei nidi e dei maestri della scuola d’infanzia (di cui circa il 99% donne).
Sulle prime, effettivamente, il logorio derivante dagli sforzi quotidiani (sollevare e accudire quotidianamente diversi bimbi fino a tre anni) è effettivamente maggiore di altre professioni.
Per quanto riguarda le maestre della scuola dell’infanzia, la spiegazione è stata fornita qualche settimana fa su Facebook da Marco Campione, già capo al Miur della segreteria del sottosegretario Davide Faraone, oggi componente della segreteria tecnica della ministra Valeria Fedeli.
Nella sua lunga spiegazione sui perché è stato deciso di rimandare la stabilizzazione dei maestri degli alunni da tre a sei anni, Campione parla di “due interventi: 1- la delega 0-6, che porterà un aumento dell’offerta e alla statalizzazione di alcune sezioni comunali (anche sul segmento 0-3 ovviamente, che non risolve il problema GAE ma risolve quelli di molte famiglie e dei loro bambini: spero nessuno vorrà lamentarsene). Il finanziamento è ingente ma non sufficiente. Il percorso però è tracciato e potrà essere finanziato ulteriormente con legge di bilancio; 2 – la misura dell’anticipo pensionistico (APe) che dovrebbe dare una accelerazione nei pensionamenti nei prossimi anni, aumentando così il turnover”.
In quell’occasione, facemmo notare che il Pd ha aperto l’Ape social (senza particolari costi da affrontare, a differenza dell’Ape ordinaria) ai maestri della scuola dell’infanzia, principalmente per agevolare il turn over. Visto che le loro GaE sono stracolme ancora di persone (molte delle quali per effetto delle sentenze). E non, quindi, come sapevamo, perché si tratta di una professione di alto logoramento psico-fisico.
Potremmo aver inteso male. In tal caso, saremmo ben lieti di ospitare una precisazione dello stesso Campione. Ma se le cose stanno così, se quindi l’Ape agevolata non è scattata per i maestri d’infanzia a causa della particolarità del lavoro che svolgono, non è una buona notizia per tutti gli altri docenti. Per i quali, la speranza di lasciare il lavoro prima del tempo sono sempre più ridotte al minimo.
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