Ci sono anche le donne con figli tra i lavoratori che meritano di andare via dal lavoro prima dei 67 anni, la nuova soglia che con ogni probabilità sarà introdotta dal 1° gennaio 2019 per accedere alla pensione di vecchiaia. Il problema è che a pensarla così sono i sindacati. Ma non il Governo.
La proposta – sei mesi per ogni figlio, con un massimo di due anni – verrà formulata dai rappresentanti dei lavoratori il 6 novembre, nel corso dell’annunciato confronto a Palazzo Chigi: nella lista delle deroghe, ci saranno anche i lavori “gravosi” e “usuranti”.
Dal Governo, comunque, non arriveranno risposte immediate: l’Esecutivo vuole prima valutare l’entità degli emendamenti alla manovra che il Parlamento intende presentare, entro il prossimo 10 novembre.
Siccome le risorse sono limitate, Palazzo Chigi vuole prima comprendere quanto costerà finanziare le deroghe all’innalzamento.
I sindacati, comunque, tenteranno l’assalto. La segretaria della Cgil, Susanna Camusso, ha ricordato, polemicamente, che il confronto non parte “sotto gli auspici migliori” perché “la stessa convocazione del tavolo tecnico si è dimenticata un po’ di cose”. In particolare, la parte pubblica “si è dimenticata che i temi da affrontare non sono esclusivamente quelli dell’aspettativa di vita ma per noi è altrettanto rilevante affrontare il tema della pensione per i giovani e delle prospettive. C’è un tema che riguarda le donne e il lavoro di cura”, ha concluso la sindacalista.
L’incontro del 9 novembre sarà, inoltre, precursore del tavolo politico della settimana successiva, del 13 novembre, quando i sindacati punteranno il dito su come l’aspettativa di vita sia stata utilizzata solo a favore delle casse dello Stato: perché, chiederanno, in caso di abbassamento del tasso di aspettativa di vita, l’età pensionabile non si riduce? Si tratta, evidentemente, di una norma iniqua, contenuta nell’ultima legge di riforma delle pensioni Monti-Fornero.
“Inoltre – anticipa l’Ansa – i rappresentanti dei lavoratori vogliono che l’aspettativa di vita sia calcolata settore per settore, e che questo avvenga ogni anno e non solo ogni tre anni come adesso. Dal 2019 la legge prevede che si passi a due.
“Per noi l’obiettivo ideale sarebbe un sistema pensionistico flessibile e volontario nel quale, a una certa età, se qualcuno non ce la fa più può mollare se invece è in buona salute, contento del suo lavoro può continuare”, ha detto il segretario confederale Domenico Proietti.
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