Parte ufficialmente l’Ape social, l’anticipo pensionistico gratuito fino a tre anni e sette mesi oppure in cambio di una quota minima di qualche decina di euro al mese.
Il 22 maggio, il premier, Paolo Gentiloni, ha firmato gli attesi decreti, con oltre tre settimane di ritardo, visto che il provvedimento sarebbe dovuto entrare in vigore lo scorso 1° maggio.
L’Ape social, ricordiamo, si rivolge ad una “platea” di lavoratori decisamente selezionata: spetta, infatti, solo ai lavoratori pubblici e privati con almeno 63 anni di età purchè siano disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori da almeno tre mesi; ai lavoratori precoci con almeno 41 anni di contributi; ai soggetti che assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave; agli invalidi civili con un grado di invalidità pari o superiore al 74%; ai dipendenti che svolgono da almeno sei anni in via continuativa un lavoro particolarmente difficoltoso o rischioso (tra i quali operai edili, operatori ecologici, facchini, maestri della scuola dell’infanzia, infermieri organizzati su turni ecc). Tutti mestieri ad alto rischio burnout.
Il conteggio dei sei anni richiesti si può calcolare nell’ambito degli ultimi sette.
La platea potenziale per il 2017 è di 60.000 persone (35.000 per l’Ape social e 25.000 per i precoci), mentre altri 45.000 potrebbero avere i requisiti nel 2018 (20.000 Ape social e 25.000 precoci).
Le prime domande dovranno essere presentate entro il 15 luglio in modo da mettere a punto la graduatoria e avere una risposta dall’Inps entro il 15 ottobre. In caso di risorse insufficienti avranno la priorità coloro che sono più vicini all’età per la pensione di vecchiaia. La misura “social” è sperimentale in vigore dal 1 maggio 2017 al 31 dicembre 2018, mentre quella per i precoci è stabile.
L’Ape social – ricorda l’Inps – è riconosciuto nel limite di 300 milioni di euro per il 2017, 609 milioni di euro per il 2018, 647 milioni di euro per il 2019, 462 milioni di euro per il 2020, 280 milioni di euro per il 2021, 83 milioni di euro per il 2022 e 8 milioni di euro per il 2023.
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Qui di seguito, vi proponiamo un approfondimento (realizzato dall’Ansa) sulle caratteristiche dell’Ape Social avviata ufficialmente con la firma del premier Gentiloni del 22 maggio 2017.
COME FUNZIONA: L’indennità è corrisposta per 12 mensilità nell’anno, fino all’età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia o comunque fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata. Nel caso in cui le risorse finanziarie stanziate siano insufficienti rispetto al numero degli aventi diritto, la decorrenza dell’indennità è differita dando priorità ai richiedenti più anziani.
QUANTO SPETTA: L’indennità è pari all’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione (se inferiore a 1.500 euro) o pari a 1.500 euro se la pensione è pari o maggiore di questo importo. L’importo dell’indennità non è rivalutato.
COSA SERVE PER ADERIRE: Per ottenere l’indennità è necessario avere almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di anzianità contributiva per disoccupati e disabili. Per i lavoratori che svolgono attività difficoltose o rischiose l’anzianità contributiva minima richiesta è di 36 anni; maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi; non essere titolari di pensione diretta. L’assegno è compatibile con lo svolgimento di lavoro dipendente soltanto nel caso in cui i relativi redditi non superino gli 8.000 euro annui e con lo svolgimento di attività di lavoro autonomo nel limite di reddito di 4.800 euro.
PRECOCI: I lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno lavorato almeno un anno prima dei 19 anni, potranno andare in pensione con 41 anni di contributi. Il requisito in futuro (nel 2019) sarà adeguato alla speranza di vita. Potranno fare richiesta i lavoratori precoci disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori da almeno tre mesi, invalidi con un grado di almeno il 74% o coloro che svolgono da almeno sei anni in via continuativa un’attività gravosa.
La domanda va presentata all’Inps entro il 31 luglio in caso di requisiti raggiunti entro il 2017 e entro il 1 marzo degli anni successivi per i requisiti che si raggiungono entro l’anno. Le domande sono accolte entro il limite di spesa di 360 milioni per il 2017, 550 milioni per il 2018, 570 per il 2019 e per 590 milioni a decorrere dal 2020.
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