Gli errori introdotti con la legge Fornero-Monti sulle pensioni vanno cancellati ora, basta con i rimandi: lo scrivono al Governo i leader dei sindacati Confederali.
I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti.
Perché l’anno nuovo è arrivato ormai da più di 40 giorni ma sul tema dell’introduzione della flessibilità dell’età pensionabile continua ad essere tutto fermo. E così non può andare avanti.
“Non è più rinviabile – si legge nella lettera congiunta – una discussione di merito sulla flessibilità in uscita e sull’insieme dei problemi aperti (il completamento delle salvaguardie degli esodati, le ricongiunzioni onerose, le questioni dei lavori precoci, di quelli usuranti, delle donne, la quota 96 della scuola, i requisiti per i macchinisti) e, soprattutto, delle future pensioni dei giovani”.
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Il tema, insomma, è sempre quello. Anche perchè l’ammorbidimento dei requisiti di accesso, in particolare di quelli relativi ai contributi versati, sarebbe una bella boccata d’ossigeno per il miglioramento della situazione sul fronte della disoccupazione e dei Neet. La risposta, anzi la mancata risposta, però è sempre la stessa.
Ma perché il Governo teme aperture? Il motivo è semplice: sul breve periodo comporterebbero degli innalzamenti di spesa pubblica. La soluzione potrebbe essere quella di ridurre l’assegno pensionistico in modo consistente. E in modo proporzionale agli anni di cui si è beneficiato (pari ad almeno il 3-4 per cento per ogni annualità anticipata).
Solo che un’eventualità di questo genere porterebbe i sindacati ad avviare una contrattazione. Con i rapporti che rischierebbe di incrinarsi ancora di più. Il Governo lo sa e allora traccheggia…
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