Ancora un disco rosso per l’uscita anticipata dal lavoro delle madri lavoratrici con tre o più figli: il no è arrivato, domenica 16 dicembre, dalla commissione Bilancio del Senato, che ha dichiarato inammissibile un emendamento alla manovra economica di fine anno – a prima firma del senatore Simone Pillon, della Lega – che puntava a mandare in pensione prima del tempo le mamme-lavoratrici con tre figli, con almeno 50 anni di età anagrafica e 20 di contributi.
Rimane “opzione donna”, ma a caro prezzo
Per le donne che vogliono lasciare anticipatamente, prescindendo dal numero dei figli, rimane da verificare la possibilità di aderire ad “opzione donna”, anche se il requisito iniziale (oltre alla finestra di un anno e all’aspettativa di vita) dovrebbe aumentare di un anno passando da 57 a 58 anni (59 per le autonome).
Chi aderirà a questo sistema, tuttavia, si ritroverà ad avere un computo degli anni da calcolare con il metodo totalmente contributivo, con perdite medie che si attestano attorno al 30% dell’assegno lordo che si percepirebbe andando via a 67 anni.
C’è anche l’Ape social, ma per pochi
Solo per le educatrici dei nidi e le maestre della scuola dell’infanzia (considerata professione gravosa), sempre la manovra economica dovrebbe confermare la misura del precedente Governo per un reddito ponte per gli over 63 in condizione di bisogno (tra cui figurano anche i disoccupati con almeno 30 anni di contributi) che sarebbe scaduta a fine anno sarà prorogata fino alla fine del 2021: per accedere a questa opzione, tuttavia, è indispensabile avere accumulato almeno 36 anni di contributi.
Quota 100, anzi 104
Infine, ci sarebbe la possibilità di accedere a quota 100, che però per la scuola nel frattempo è diventata 104, perché le finestre d’uscita “allungate” per i dipendenti pubblici, obbligheranno docenti, Ata e dirigenti scolastici interessati a fruire dell’anticipo pensionistico non prima del mese di settembre 2020.
Niente da fare nemmeno per i congedi
La richiesta leghista di modifica della manovra di bilancio prevedeva anche il raddoppio dei giorni da poter fruire per la malattia dei figli, che sarebbero passati 10 e fino ai 16 anni dei figli.
Pollice verso, infine, per la richiesta, sempre della Lega, che avrebbe permesso di usufruire del congedo parentale fino ai 16 anni dei figli contro gli attuali 12.