Pensione anticipata, spunta il riscatto della laurea

Spunta un’altra possibilità per anticipare l’accesso alla pensione: far valere gli anni della laurea come se fossero lavorativi.

Lo sostiene il Corriere della Sera, a seguito dell’ultimo confronto tra Governo e sindacati sui contenuti da da inserire nella prossima Legge di bilancio.

Il “riscatto della laurea servirebbe non solo, come avviene già adesso, a prendere una pensione un po’ più alta. Ma anche a lasciare il lavoro qualche anno prima”. Dunque, “il versamento dei contributi per gli anni passati all’università non avrebbe più solo l’effetto di aumentare il cosiddetto montante, cioè il gruzzolo sul quale calcolare l’assegno dell’Inps. Ma sarebbe conteggiato anche ai fini dei requisiti per la pensione, cioè per raggiungere il numero minimo di anni di contributi”.

E non si tratterebbe nemmeno del “riscatto «flessibile» di cui si era parlato qualche settimana fa, e cioè la possibilità di decidere liberamente quanti contributi pagare per ogni anno di università. Il calcolo resterebbe fisso, legato all’anzianità e alla busta paga al momento della domanda”.

Il vantaggio si avrebbe, quindi, sul montante complessivo di contributi e anzianità. Di sicuro, però, precisa il quotidiano nazionale, “il conto resterebbe salato, visto che adesso un uomo di 40 anni con un reddito di 52 mila euro lordi l’anno deve pagare quasi 60 mila euro”. 

Nella scuola, particolarmente penalizzata dalla riforma Fornero e dove gli stipendi lordi a fine carriera si aggirano sui 35mila anche 40mila euro lordi, il costo per il riscatto della laurea, quindi, sfiorerebbe i 50mila euro. Una somma elevata, da restituire nel corso degli anni, ma che andrebbe comunque a vanificare la somma della liquidazione.

Insomma, dopo gli “scivoli” a pagamento, con un esborso pari al 3-4 per cento dell’assegno per ogni anno di anticipo, e la formula sempre più gettonata dell’Ape, che prevede un prestito elargito dalle banche da restituire in 10-20 anni, arriva il riscatto esoso della laurea. Gira che ti rigira, però, l’esborso per lasciare qualche anno prima è sempre quello. E sempre sulle spalle del povero docente che non ce la fa più a stare dietro la cattedra.

 

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Alessandro Giuliani

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