Si fanno incessanti le pressioni sul Governo perché ponga rimedio alla contraddizione di puntare su una scuola di qualità ma, nel contempo, di ritrovarci entro pochi anni con il corpo insegnante più vecchio del mondo: in poche ore ha raccolto oltre 25 mila adesioni alla petizione di Mila Spicola, la scrittrice, docente e componente della direzione nazionale del Pd, che intende convincere il Premier Renzi di trovare un rimedio all’ingiusta legge che pone il personale scolastico sullo stesso piano degli altri dipendenti pubblici.
La petizione di Mila Spicola fa seguito, tra l’altro, alla proposta del Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, di puntare su una staffetta generazionale che permetterebbe ai giovani, finalmente, di essere immessi nel mercato del lavoro, svecchiando i comparti della PA dove non si assume o lo si fa al minimo. Si tratta di una strade inevitabile, che dopo la Ragioneria Generale dello Stato solo il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha detto di non condividere perché innescherebbe dei conflitti tra i lavoratori. Chiediamo al Ministro Giannini come si fa a sostenere questo, almeno nella scuola, dal momento che dall’ultimo rapporto ‘Education at a glance’ risulta che nel 2011 in Italia aveva più di 50 anni il 47,6% dei docenti della primaria, il 61% di quelli delle medie inferiori e il 62,5% di quelli delle superiori. Mentresolo lo 0,27 per cento dei nostri insegnanti ha meno di 30 anni. Contro la presenza di insegnanti under 30 che in Germania si colloca al 3,6%, inAustria e Islanda al 6%, in Spagna al 6,8%. Il conflitto, è proprio il caso di dire, si creerebbe continuando a tenere gli aspiranti docenti lontani dalla scuola e costringendo a lasciare in cattedra chi ci sta da una vita.
Il boom di consensi che sta raccogliendo Mila Spicola conferma che solo i nostri governanti e legislatori non riescono a rendersi conto della gravità della situazione. “Come può una maestra di 67 anni – si chiede la docente e scrittrice – correre dietro a bambini di 5/6 anni se non ce la fa più? È la domanda che si fanno tutti. Ma che evidentemente non si è posto il legislatore. Molti sono i docenti che continuano con entusiasmo e motivazione a insegnare, a innovare e ad adeguare i propri metodi e le strategie didattiche. Per alcuni invece non è così, specialmente dopo i 60 anni, prevalgono stanchezza o altre motivazioni e la scuola diventa un calvario. Un calvario che si riflette e arriva sugli alunni e le loro famiglie. Significativo il caso dei docenti della cosiddetta Quota 96 per i quali comunque la pensione è un diritto acquisito”.
Quella dei Quota 96 (raggiungibile sommando l’età dei lavoratori e gli anni di contributi riconosciuti) è una situazione sempre più paradossale: in 4 mila sarebbero dovuti andare in pensione ormai da un anno e mezzo se solo la riforma Fornero non fosse stata introdotta ignorando, anche in questo caso, le specificità della scuola. Dimenticando che gli insegnanti ed il personale Ata può accedere all’assegno di quiescenza solo con la “finestra” del 1° settembre di ogni anno. E che il conteggio del servizio sino alla fine di agosto va considerato con i vecchi parametri perché inglobato nell’anno scolastico.
“Quanto è accaduto negli ultimi mesi – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – conferma l’errore compiuto da chi ha redatto l’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla Legge 22 dicembre 2011, n. 214. Ma, ancora peggio, la mancanza di volontà nel correggerlo. È scientificamente provato che chi opera nella scuola svolge uno dei lavori più stressanti e a rischio burnout: è il mestiere che impegna di più in relazioni umane e nello sviluppo della persona. Ma che purtroppo, paradossalmente, è anche quello che è stato più sacrificato sull’altare dei tagli nella pubblica amministrazione”.
“Da un nostro recente studio – continua il sindacalista Anief-Confedir – risulta che negli ultimi 10 anni le immissioni in ruolo dei docenti sono state di gran lunga inferiori ai pensionamenti. Se a questo aggiungiamo che il 62% degli stessi insegnanti è over 50 e che, grazie alla riforma Fornero, entro qualche anno ci ritroveremo con oltre 100 mila insegnanti ultra 60enni, non c’è altra scelta: bisogna dare subito pieno credito a petizioni come quelle della scrittrice Mila Spicola, che vanno nella stessa direzione della proposta del ministro Madia di agevolare il ricambio generazionale. Altrimenti – conclude Pacifico – sulla scuola si continuerà a fare solo tanta demagogia”.