Prende dimensioni sempre maggiori il numero di cattedre prive del docente titolare: alle oltre 100 mila già esistenti se ne aggiungono ora altre 29.900. L’ultima tranche di posti liberi dalla titolarità arriva dai pensionamenti che scatteranno il prossimo 1° settembre: il numero è stato ufficializzato dall’Inps, con un comunicato ufficiale del 19 giugno. In realtà si tratta di un numero che sfora i 30 mila pensionamenti, perché vanno aggiunti 446 insegnanti di religione e 99 educatori, che sono da equiparare ai docenti.
A lasciare il servizio saranno anche 8.860 assistenti amministrativi, tecnici e collaboratori scolastico e 363 dirigenti scolastici.
Per il personale Ata, stando anche al numero di assunzioni degli ultimi anni, si prevede un numero di immissioni in ruolo non molto superiore ai pensionamenti. Quindi si manterranno le attuali supplenze, superiori alle 10 mila unità.
Per i capi d’istituto, invece, scalpitano i vincitori dell’ultimo concorso, ma per una serie di motivi non tutti i posti che si andranno a liberare verranno coperti dal turn over.
Per tutti i profili professionali, sempre in base a quanto dichiarato dell’Inps, c’è ancora da “lavorare” un ulteriore 3% di pratiche, che potrebbe innalzare il numero di pensionamenti di un ulteriore migliaio di lavoratori della scuola.
La domanda da porre, ora, è la seguente: ci sono i docenti precari per sopperire al numero di cattedre giù libere o che si apprestano a liberarsi? Sicuramente no. Perché i concorsi, anche quello straordinario della secondaria, sono slittati. E nelle graduatorie esistenti permangono solo poche decine di migliaia di candidati abilitati (nelle GaE) o vincitori delle precedenti procedure selettive (nelle cosiddette graduatorie di merito).
E allora? Al ministero di Viale Trastevere confidano nelle “call veloci”, volute dal Governo proprio per dare possibilità ai precari in odore di ruolo di spostarsi in province dove si dispensano più posti.
Poi, per i (tanti) posti che avanzeranno, al MI sperano nelle graduatorie d’Istituto trasformate in provinciali: una opportunità, davvero provvidenziale, giunta per volontà della maggioranza, in particolare del M5S, nella versione finale del Decreto Scuola dopo che inizialmente era stato spostato l’aggiornamento al 2021.
Al ministero dell’Istruzione stanno lavorando alacremente, assieme agli Uffici scolastici regionali, per digitalizzare le procedure e permettere anche di velocizzare i tempi di assegnazione delle supplenze.
Rimane il fatto dell’eccesso di posti da coprire: un numero così alto, oltre 100 mila, che non potrà non creare problemi alla ripartenza della scuola “vera” e ai dirigenti scolastici, che soprattutto alle superiori potrebbero essere costretti a ricorrere anche quest’anno a scegliere i candidati, soprattutto di classi di concorso particolari atipiche, utilizzando le Mad ed in certi casi addirittura i social media.
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