Categorie: Personale

Pensioni, allo studio una norma in soccorso di chi oggi lascia fino a 10 anni dopo per via della Fornero

Il Governo sta studiano la possibilità di mandare in pensione quei dipendenti che per effetto della Legge Fornero sono rimasti bloccati anche per 10 anni.

A garantirlo, a colloquio con Repubblica Tv, è direttamente il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

“La cosa fondamentale – ha spiegato il premier – è capire se, nell’ambito delle regole europee e della legge Fornero, possiamo dare l’anticipo pensionistico, l’Ape, a quelle persone che, per effetto dello scalone Fornero, vanno in pensione 7, 8, 10 anni dopo”.

Sulla fattibilità del piano, però, lo stesso Renzi non offre garanzie. Perchè il pericolo che i pensionamenti anticipati possano mettere in crisi le casse dello Stato, rimane molto alto.

“Ci riusciamo? Ne stiamo discutendo. Ci siamo dati come tempo la preparazione della legge di Stabilità, quindi i prossimi 3-4 mesi”.

 

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La soluzione, però, c’è. E’ quella di far “pagare” agli stessi lavoratori l’uscita anticipata.  Qualora si riesca a varare il progetto, a breve, i lavoratori diretti interessati, con un’età anagrafica che viaggia attorno ai 60 anni, è quindi bene che sappiano una cosa: si tratterà, è vero, di una chance da cogliere. Ma davvero a caro prezzo.

Se verranno infatti confermate le anticipazioni degli ultimi giorni, il pensionamento anticipato limerebbe l’assegno pensionistico (per sempre!) di circa il 3% l’anno. Anche di più per i compensi alti, ma, se si eccettuano i dirigenti scolastici con tanti anni di servizio in questo ruolo, questo non è di certo il caso dei lavoratori della scuola.

Facciamo un esempio pratico: per un docente che a 67 anni lascerebbe il servizio con 1.600 euro di pensione, l’anticipo di un quinquennio costerebbe qualcosa come 240-250 euro al mese. Ovvero 3mila euro l’anno. Pari a 30mila euro per un decennio. Ma conviene davvero?

 

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Alessandro Giuliani

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