Pensioni anticipate, spunta l’aspettativa di vita diversa per ogni lavoro: docenti ancora tagliati fuori

Se il Governo sembra chiudere ogni discorso sull’uscita anticipata dal lavoro, i sindacati non sembrano rassegnarsi e rivelano di avere ancora un confronto aperto su vari punti.

A dirlo è stato il segretario confederale della Uil Domenico Proietti, che ha in questo modo commentato l’intervista a Repubblica del viceministro dell’Economia Enrico Morando, attraverso cui è arrivata una vera stroncatura delle aspettative dei tanti lavoratori alle soglie della pensione che attendevano interventi pro-giovani anche attraverso la loro uscita anticipata rispetto ai 67 anni sempre più probabili (anche se l’aspettativa di vita scende).

Proietti si chiede di quale governo faccia parte il viceministro Morando, perché “leggendo le sue affermazioni di oggi, il dubbio è legittimo. La vertenza previdenza – assicura il sindacalista – non è chiusa, se è vero come è vero che il governo Gentiloni è impegnato in un serrato confronto con i sindacati sulla fase 2 prevista dal verbale sottoscritto lo scorso settembre”.

“Il confronto – incalza Proietti – verte sui giovani, donne, previdenza complementare e sul legame automatico all’aspettativa di vita che non è uguale per tutti i lavori. Su questi temi la Uil si aspetta risposte positive già il 30 agosto quando riprenderà il confronto con il Governo”.

 

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Dalle parole di Morando, quindi, spunta un parametro sinora mai emerso a livello di opinione pubblica: fino ad oggi, infatti, si era parlato di aspettativa di vita generale, che siccome risulta in progressivo aumento (anche se nel 2015 c’è stata una lieve inaspettata inversione di tendenza), comporta continui ritocchi in avanti della soglia per accedere alla pensione di vecchiaia.

Nessuno, a quanto ci risulta, aveva parlato di aspettativa di vita legata alle singole professioni. Viene anche da chiedersi se esista una casistica, con percentuali ufficiali, in merito.

In ogni caso, per gli insegnanti, Ata e dirigenti scolastici, anche questa pista non porterebbe benefici sotto forma di deroghe: perché se è vero che sono professioni, in particolare quella del docente, soggette ad alto logorio psicologico e quindi più vulnerabili alle malattie professionali, è altrettanto vero che si tratta di patologie che (fortunatamente) non anticipano il rischio morte.

Quindi, qualora il sindacato dovesse riuscire nell’impresa di riaprire il discorso, anche stavolta per chi lavora a scuola non sembrano esserci speranze fondate per accedere al sospirato anticipo.

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Alessandro Giuliani

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