Arriva il decreto attuativo che individua le quindici categorie di lavoratori, che svolgono compiti particolarmente gravosi, esentati dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni nel 2019. Per loro resterà il limite di età di 66 anni e sette mesi e anche in caso di ulteriori aumenti dell’età per andare a riposo potranno godere di un “vantaggio” di cinque mesi sugli altri lavoratori.
L’accordo sulle categorie da esentare era già stato raggiunto lo scorso novembre: si tratta di operai dell’industria estrattiva, operai dell’edilizia e della manutenzione degli edifici, conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni, conciatori di pelli e pellicce, conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante, conduttori di mezzi pesanti e camion, personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni, addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza, insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido, facchini e addetti allo spostamento merci, personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti, operai agricoli, marittimi, pescatori e operai siderurgici di seconda fusione.
Il decreto consente di allargare la platea dell’Ape sociale e dei precoci per il 2018 e permette nel 2019 e 2020 il pensionamento senza il previsto adeguamento alla speranza di vita a circa 49.800 lavoratori. Questi numeri vanno ad aggiungersi ai 69.400 lavoratori che potranno usufruire o dell’Ape sociale (che consente l’uscita dal mercato del lavoro anche con 4 anni di anticipo) o pensionarsi con 41 anni di contributi a qualsiasi età.
Nel complesso, quindi, tra il 2017 e il 2020 circa 119.200 persone potranno, se vorranno, anticipare l’uscita dal mercato del lavoro senza nessuna penalizzazione della pensione.
Il provvedimento è stato reso esecutivo visto che le domande per la verifica delle condizioni di accesso all’Ape social e alla pensione per lavoratori precoci scadono entro il 31 marzo (con ulteriore finestra il 15 luglio) la prima, e entro il 1 marzo la seconda
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