Categorie: Politica scolastica

Pensioni, Barbagallo (Uil): fare la maestra d’asilo è usurante, via prima. E gli altri prof?

“Chiediamo al governo di allargare le categorie delle mansioni usuranti: si pensa agli edili, ma puntiamo a infermiere e maestre d’asilo”.

A dirlo, in un’intervista pubblicata il 16 luglio, è Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil: “il governo non pensi di scaricare i costi riflessi dell’Ape sui lavoratori che se ne vanno in anticipo”, ha detto il leader sindacale.

Viene da chiedersi perché nella lista delle professioni usuranti, la Uil consideri solo i maestri della scuola dell’infanzia. Come se quelli della primaria, ma anche della secondaria tutta, svolgano un mestiere diverso, meno stressante. A ben vedere, gli ultima dati nazionali sulle sindromi e patologie derivanti dal burnout non fanno differenze tra i cicli scolastici.

Non si comprende perché gestire una classe di alunni di 5 anni è più faticoso che farlo con gli stessi bambini uno o due anni dopo. A meno che il sindacalista non abbia citato solo alcune delle professioni usuranti, con la lista completa che sarebbe molto più lunga. A questo punto, Barbagallo farebbe bene a specificarlo.

A seguito dell’incontro tecnico svolto il 15 luglio tra governo e rappresentanti dei lavoratori, lo stesso sindacalista rivela: “abbiamo chiesto un incontro generale con Nannicini e Poletti entro luglio”. Perché “l’aggancio all’aspettativa di vita – spiega Barbagallo – fu introdotto prima della legge Fornero, l’abbinamento delle due cose ha trasformato la norma in una tragedia di vita, con i lavoratori costretti a lavorare fino a 70 anni”.

“Attualmente – continua il sindacalista Confederale – in Italia si va in pensione oltre 2 anni dopo la media europea, non vogliamo essere gli ultimi della classe ma avere condizioni simili. Superare il meccanismo dell’aspettativa di vita è una scelta politica inevitabile”.

Secondo Barbagallo, quando si affronta il tema delle pensioni “non si possono fare discorsi ragionieristici”. Ed in ogni caso, “i 600-700 milioni proposti per modificare il sistema previdenziale – sottolinea anche – sono troppo pochi nel lungo termine”.

 

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Alessandro Giuliani

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