Le riforme previdenziali hanno ridotto fortemente gli assegni pensionistici dei lavoratori, in particolare quelli di insegnanti e personale Ata che già purtroppo possono contare su degli stipendi che figurano tra i più bassi della pubblica amministrazione: nella scuola si percepiscono, infatti, attorno ai 30mila euro lordi annui contro i 34mila medi della Pa. Inoltre, parliamo di dipendenti, quelli che lavorano negli istituti scolastici, con una carriera spesso caratterizzata da discontinuità e lungo precariato. Il problema è che nei prossimi anni, per via della riforma previdenziale, dobbiamo aspettarci assegni di quiescenza tagliati circa di un terzo rispetto agli ultimi compensi mensili della carriera. Significa che in tanti si ritroveranno con pensioni attorno ai mille euro al mese. Cosa fare? La previdenza complementare può assumere il ruolo di “paracadute” ed evitare di ritrovarsi con una pensione misera pur dopo decenni di lavoro e avendo versato tantissimi contributi. Nella scuola il Fondo Espero – che in questi giorni compie 20 anni dalla nascita – rappresenta una seria opportunità: è fiscalmente conveniente perché abbatte l’imponibile nella dichiarazione dei redditi e può contare su una parte dell’investimento devoluta dallo Stato.
Su questo tema, “La Tecnica della Scuola” ha intervistato Riccardo Resciniti, presidente del Fondo Espero, per spiegare ai lavoratori della scuola l’importanza, alla lunga, di aderire al Fondo Espero: si tratta di un investimento “amministrato in maniera seria, con marginalità conveniente e gestito in modo di rispettare al massimo la tutela dei lavoratori”, ci ha detto il presidente Espero.
“La longevità del fondo – ha continuato il presidente – è la prova e rispondiamo ad un’esigenza concreta. Abbiamo avuto negli ultimi anni un incremento molto forte” e “sono certo che per prossimo futuro vedo soltanto sole vedo, perché daremo la possibilità di far conoscere la sua convenienza a tutti i lavoratori del mondo della scuola”, soprattutto “se sarà realizzato presto il tema del silenzio assenso”.
Anche Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, ha spiegato i motivi per cui conviene aderire alla previdenza complementare: “Negli ultimi anni – ha dichiarato ai nostri microfoni – a seguito delle riforme pensionistiche le cose sono cambiate: dobbiamo pensare che i nostri genitori sono andati in pensione con il sistema retributivo puro, noi invece andremo in pensione con quello contributivo e questo” comporta una perdita “nella pensione rispetto all’ultimo stipendio anche del 40%. Quindi, avere una previdenza complementare diventa fondamentale”.
Il fondo pensionistico è anche fiscalmente conveniente e una parte è devoluta dallo Stato. “Occorre precisare – ha sottolineato Castellana – che il fondo pensionistico permette la deducibilità fiscale fino a 5.200 euro l’anno: questo significa che abbatte il reddito e per quella cifra non andiamo a pagare le tasse”.
“Diventa poi sicuramente vantaggioso se dobbiamo mettere qualche soldino da parte. E aggiungo che lo Stato, il nostro datore di lavoro, interviene con un ulteriore 1% rispetto al nostro stipendio lordo di integrazione nel fondo pensionistico. A conti fatti – ha concluso il sindacalista Gilda – significa integrare il nostro stipendio” con “una cifra importante”.
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