Non sono i numeri record del 2007, ma nemmeno le cifre ridotte che probabilmente il governo si aspettava con l’avvio della riforma Monti-Fornero. Dal 1° settembre 2012 lasceranno la scuola oltre 32mila dipendenti: ai 27.751 che hanno fatto domanda volontaria di cessazione dal servizio (oltre 21.000 docenti, 5.000 Ata e 1.000 dirigenti), le ultime notizie che trapelano da viale Trastevere indicano di sommarne altri 3.500, che se ne andranno dalla Scuola per sopraggiunti limiti di età (circa 2.000 docenti, quasi 1.200 tra amministrativi, tecnici, ausiliari e Dsga e 365 dirigenti scolastici) e oltre 1.400 (per due terzi docenti) che all’inizio dell’anno scolastico corrente hanno lasciato il servizio per motivi svariati e che non erano inizialmente previsti.
In totale, quindi, i pensionamenti libereranno quasi 33.000 posti. Come accaduto negli anni passati non andranno tutti di certo ai precari. Un congruo numero, oltre 10mila potrebbero essere assorbiti dai soprannumerari (soprattutto se il Miur riuscirà a ricollocarne almeno una parte sul sostegno attraverso il corso di riconversione pubblicato nei giorni scorsi).
Ci sono poi i posti che, per effetto dell’avanzare delle riforme dei cicli scolastici, approvate durante la gestione Gelmini (soprattutto alle superiori), sfumeranno a seguito delle ulteriori riduzioni di ore settimanali. Una quota realistica su cui Miur e sindacati stanno discutendo, anche ai fini delle possibili immissioni in ruolo della prossima estate, è quella di considerare i posti che rimarranno vacanti nel prossimo anno scolastico attorno alle 20.000 unità. Una quota che avevamo indicato già alcuni giorni fa. Una quota non altissima, ma che potrebbe comunque soddisfare i precari. I quali in attesa dell’avvio dei Tfa e dei maxi-concorsi, continuerebbero ad essere assunti quasi in blocco dalle discusse graduatorie ad esaurimento.