Personale

Pensioni docenti, con quota 100 nel 2019 via 85mila dipendenti della scuola

Il tema delle pensioni rimane al centro dell’agenda di governo anche in vista della legge di bilancio 2019.

Nelle intenzioni di M5S e Lega, così come definito nel contratto di governo firmato a fine maggio, c’è l’abolizione della Legge Fornero.

Difficilmente, però, arriverà la sua abolizione in toto.

Il Def prevede la reintroduzione, ai fini della pensione anticipata, delle cosiddette quote, cioè il meccanismo dato dalla somma dell’età anagrafica e degli anni di contribuzione, introdotto dal governo Dini nel 1995 e abrogato da quello Monti nel 2011.

Pensioni, la quota 100 del governo Conte

Il governo Conte ha proposto l’introduzione della quota 100, la cui struttura, però, sarà al vaglio delle Commissioni in Parlamento e poi della stessa Aula.

Più che quota 100, sarebbe meglio chiamarla quota 38, così come già segnalato da La Tecnica della Scuola nei giorni scorsi: sono gli anni di contributi che il governo ha deciso di chiedere ai lavoratori che dal 2019 vorranno lasciare anticipatamente il lavoro a partire dai 62 anni di età.

Ciò significa che gli unici a beneficiare dalla quota 100 saranno i nati nel 1957: solo loro, infatti, se in possesso dei 38 anni di contributi minimi richiesti, potranno lasciare in servizio raggiungendo la fatidica cifra.

Per chi è nato dopo, dal 1958 in poi, invece, se ne riparlerà l’anno successivo.

Mentre chi è nato dopo, se vorrà aderire al piano del governo contenuto nel Def, potrà lasciare comunque con non meno di 38 anni di contribuzione pensionistica.

Ciò significa che coloro che nel 2019 avranno 63 anni dovranno raggiungere quota 101. Per chi ha avrà 64 anni, la somma degli anni salirà a 102. Sino ai 104 anni complessivi che saranno necessari per chi vorrà lasciare un anno prima.

Pensioni, cosa cambia per la scuola?

L’avvio della quota 100 costerà il primo anno circa 8 miliardi di euro: a beneficiarne saranno oltre 400 mila lavoratori. Di questi, un’ampia fetta sarà costituita da docenti.

Potrebbero avvantaggiarsene i maestri dell’infanzia e della primaria, in grande parte donne, almeno quelli che hanno iniziato a lavorare poco dopo il conseguimento del diploma.

A fruire dell’anticipo pensionistico sarebbero anche molti professori laureati della secondaria, i quali si farebbero far valere gli anni di studio all’università attraverso il riscatto oneroso.

Secondo una stima di ItaliaOggi, sarebbe circa 85mila di cui 55mila docenti che potrebbero usufruire della quota 100 nel 2019 per accedere al pensionamento anticipato al 1 settembre 2019, avendo i requisiti anagrafici e contributivi richiesti.

Andrea Carlino

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