Il confronto pre-natalizio sulle pensioni, tenuto lunedì 20 dicembre Palazzo Chigi, potrebbe rappresentare un punto di svolta: da Cgil e Uil, che solo qualche giorno fa avevano proclamato lo sciopero ed erano scesi in cinque piazze anche per l’inerzia del Governo sul fronte pensionistico, giungono parole di apprezzamento per la linea assunta dal presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha detto di volere avviare il confronto con tavoli tecnici ad hoc per superare la legge Fornero.
Al tavolo di Palazzo Chigi c’erano i ministri dell’Economia, del Lavoro e della Pa, con i segretari generali dei tre Confederali: dopo aver chiarito la reciproca volontà a riformare gli accessi pensionistici, le parti si sono date appuntamento a gennaio, dopo le festività.
Certo, il premier Mario Draghi ha espresso un diktat: bisognerà comunque tenere d’occhio i conti pubblici, quindi sì alle modifiche ma senza mettere a repentaglio la sostenibilità delle pensioni nel medio e lungo periodo. Ancora di più perché l’Unione europea non lo tollererebbe. Con immediate possibili conseguenze sugli ingenti fondi del Pnrr.
Ai sindacati, comunque, l’apertura del presidente del Consiglio e dei suoi ministri è sostanzialmente piaciuta.
“Siamo di fronte ad una dichiarazione ufficiale sulla disponibilità del governo a fare una discussione sulla riforma della legge Fornero, cosa mai avvenuta prima in questi 10 anni”, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
Per il numero uno del sindacato maggiore, l’obiettivo è ora “fare una riforma che corregga tutte le distorsioni, gli errori, i limiti, le disuguaglianze della riforma Fornero”.
Landini ha ricordato “che il sistema contributivo deve essere un sistema che contiene al suo interno anche elementi di solidarietà”. E che la flessibilità in uscita “vuol dire poter uscire da 62 anni o con 41 anni di contributi senza vincoli età”.
Inoltre, per il leader della Cgil “occorre rivedere l’aspettativa di vita a seconda dei lavori, riconoscere il lavoro di cura e delle donne. Sull’insieme di questi temi il governo si è impegnato a farci aver domani mattina (21 dicembre n.d.r.) un calendario per avviare il confronto fin dall’inizio del prossimo anno. I tempi per noi sono i più rapidi possibili”.
Anche per il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, quello svolto a Palazzo Chigi è stato “un appuntamento importante. Si è deciso di aprire finalmente il cantiere per discutere della riforma della legge Fornero. Con tre confronti: sulla flessibilità in uscita, sulla previdenza per giovani e donne e sulla previdenza complementare. Abbiamo concordato il metodo”. Sul merito, si entrerà come già detto ad inizio 2022.
Governo e sindacati ripartiranno da Quota 102, che prende il testimone, ma solo per un anno, della discussa Quota 100 imposta a suo tempo dalla Lega.
Il nodo della questione rimane comunque non tanto quello degli anni di contributi e dell’età anagrafica per l’anticipo, ma capire fino a quanto si spingerà il Governo per disincentivare la volontà del lavoratore a lasciare prima: i sindacati, dal canto loro, dicono che non accetteranno mai l’Opzione donna allargata a tutti, che si traduce nell’abbandono del sistema misto (per chi ha iniziato prima del 1996) a favore del contributivo pieno che taglia l’assegno anche del 30% e oltre.
I sindacati, inoltre, chiedono di riconoscere il lavoro di cura e delle donne, di costruire una pensione di garanzia per i giovani (per i quali si prospetta l’uscita 71 anni con assegno dimezzato rispetto a quelle attuali) e per quanti hanno lavori discontinui e precari, di incentivare l’adesione alla previdenza complementare.
Nella scuola c’è chi spera che l’Ape social venga allargata a tutti i docenti, non solo alla primaria, come è stato deciso qualche settimana fa dalla Commissione sui lavori gravosi.
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