Nelle scorse settimane la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) aveva evidenziato il forte e crescente disappunto diffuso fra le persone con disabilità e i loro familiari in merito ad un particolare aspetto della riforma pensionistica Fornero che sta facendo sempre più sentire il suo peso e infatti permessi e congedi per l’assistenza a persone con gravi disabilità incidono negativamente sul riconoscimento della “pensione anticipata”.
Come noto, per richiedere la pensione anticipata non è prevista un’età anagrafica minima, ma chi la richiede prima dei 62 anni subisce una penalizzazione pari all’1% per ogni anno di anticipo entro un massimo di due anni e al 2% per ogni anno ulteriore rispetto ai primi 2.
La Legge 14/2012 ha precisato un elemento: le penalizzazioni non operano se quell’anzianità contributiva “derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria.” Sono, quindi, esclusi dal computo i permessi e i congedi fruiti dai lavoratori per assistere i familiari con grave disabilità.
La FISH, sollecitando parlamentari e Ministro del Lavoro, aveva chiesto di sanare questo paradosso che rappresenta uno “schiaffo” al lavoro di cura assicurato da migliaia di lavoratori.
Un emendamento nella legge di Stabilità poteva abrogare di fatto la norma restrittiva della “riforma” previdenziale Fornero.
Oggi, invece, la commissione Bilancio della Camera, ha bocciato l’emendamento, che pure piaceva al Governo e che era stato proposto dalle associazioni delle persone con disabilità.
Sta passando, nel silenzio ipocrita del Parlamento, uno schiaffo alle famiglie delle persone con disabilità. Da un lato addirittura si promette – senza mantenere nulla – un iter veloce per una legge ad hoc sul prepensionamento dei caregiver familiari, dall’altro si taglia l’unico provvedimento sicuramente legittimo e doveroso, perché basato su un contratto di lavoro onorato per lunghi anni dalle parti, aziende pubbliche e private, quando sono stati concessi i permessi parentali in base alla legge 104.
Sappiamo perfettamente che per moltissimi genitori questa notizia è terribile, non solo perché di fatto costringe a un forzoso allungamento del periodo di lavoro, ben oltre il previsto limite di anzianità, ma anche perché si ha la certezza, a questo punto, di essere stati truffati dallo Stato. Il lavoratore, persona con disabilità o familiare, infatti, ha preso i giorni di permesso previsti dalla legge 104 sapendo che sarebbero logicamente stati conteggiati ai fini dell’anzianità pensionabile. I permessi, tre giorni al mese, moltiplicati per tanti anni di lavoro, comportano adesso un prolungamento forzato dell’impiego con un ritardo nell’erogazione della pensione. E l’impossibilità in ogni caso di dedicare il proprio tempo alle persone care, che ne hanno sicuramente bisogno.
La conclusione amara è quella di Franco Bomprezzi: “Il tutto avviene nel giorno in cui un medico malato di sclerosi laterale amiotrofica muore d’infarto dopo aver presidiato il Ministero dell’Economia per battersi in favore dell’assistenza domiciliare. La morte di Raffaele Pennacchio non poteva trovare una risposta peggiore”.
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