Si potrebbe definire un vero e proprio boom di domande di pensionamento: sarebbero infatti non meno di 30.000 gli insegnanti della scuola italiana che hanno chiesto di lasciare la cattedra a partire dal prossimo 1 settembre. Il numero di richieste è davvero alto, sopratutto se confrontato con la tendenza al ribasso dell’ultimo decennio: solo per rimanere ai dati più ravvicinati nel tempo, lo scorso anno chiesero di lasciare la cattedra 22.000 docenti, mentre nel 2004 cessarono l’attività d’insegnamento in non più di 17.000. Un incremento netto di domande pari quasi al 30% che, secondo gli esperti di viale Trastevere, è senz’altro da ricollegare con l’avvicinarsi dell’1 gennaio 2008, data d’entrata in vigore della riforma pensionistica.
I motivi che spingerebbero i docenti italiani, con almeno 35 anni di servizio o gravi motivi di salute, a lasciare la scuola deriverebbero quindi dal timore di essere in qualche modo danneggiati dall’introduzione della nuova riforma pensionistica: al centro della questione vi sarebbe il passaggio del calcolo di formulazione dell’assegno di pensione da un sistema di tipo totalmente retributivo ad un sistema di tipo misto, legato essenzialmente alla contribuzione. E se questa è la motivazione dell’innalzamento delle domande per il prossimo anno si prevede addirittura un vero e proprio esodo.
Se le previsioni degli analisti di settore dovessero rivelarsi fondate, nel 2007 potrebbe quindi essere superato anche il record di docenti in uscita del 1997, quando si arrivò a 34.134 unità: il 4,5% di quelli in servizio in quel momento, contro la media del 3% degli ultimi anni. Non cambia invece la tipologia di docenti che hanno chiesto di lasciare la cattedra: i più numerosi ad andarsene sono sempre quelli appartenenti alla scuola media e media-superiore, a seguire i maestri della scuola elementare e all’ultimo posto dell’infanzia. Se il trend attuale dovesse essere confermato, entro il 2010 è probabile che vadano in pensione non meno di 110 mila docenti: un numero altissimo che però non lasceranno di certo la scuola in mano ai precari. E’ invece previsto un massiccio turn over: i professori uscenti saranno sostituiti in parte dagli attuali supplenti storici ed in parte dai docenti provenienti direttamente dalle scuole di specializzazione universitarie. Un’ultima parte dei posti, invece se dovesse entrare a regime la riforma Moratti, non ci sarà più: la riduzione complessiva di ore, soprattutto negli istituti professionali, comporterà infatti una conseguente diminuzione di cattedre che non avranno quindi più motivo di essere rimpiazzate.