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Pensioni, ecco come calcolare l’assegno. Tutto quello che c’è da sapere

Andare in pensione con Quota 100 non si è rivelato un affare. Almeno per un dipendente su tre, il quale pur avendone pieno diritto ha rinunciato al beneficio dell’anticipo pensionistico.

Pensioni, ecco come calcolare l’assegno

Come si può avere una simulazione del proprio assegno pensionistico? Dal 2015, La mia pensione futura è il servizio dell’INPS che permette di simulare quale sarà presumibilmente la pensione al termine dell’attività lavorativa. Il calcolo si basa sulla normativa in vigore e su tre elementi fondamentali: età, storia lavorativa e retribuzione/reddito.

Ecco quanto reso noto dall’Ente previdenziale.

Possono usufruire del servizio:

  • i lavoratori con contribuzione versata al Fondo pensioni lavoratori dipendenti;
  • i lavoratori con contribuzione versata alla Gestione Separata;
  • gli iscritti alla Gestione Dirigenti di aziende industriali;
  • i lavoratori con contribuzione versata agli altri fondi e gestioni amministrate dall’INPS.

Il servizio permette di:

  • controllare i contributi che risultano versati in INPS e comunicare all’Istituto i periodi di contribuzione mancanti tramite la funzionalità di segnalazione contributiva;
  • conoscere la data in cui si matura il diritto alla pensione di vecchiaia o anticipata;
  • calcolare l’importo stimato della pensione “a moneta costante”, cioè a prescindere dall’andamento dell’inflazione;
  • ottenere una stima del rapporto fra la prima rata di pensione e l’ultimo stipendio (tasso di sostituzione);
  • ipotizzare la sospensione del lavoro, inserendo la data in cui interrompere l’attività lavorativa;
  • modificare la previsione del PIL futuro (+1,5% oppure +1% di incremento annuo nel medio-lungo termine) e il proprio andamento retributivo/reddituale annuale (da 0% – assestato a 5% – brillante);
  • scegliere il fondo su cui basare la simulazione.

Il servizio consente inoltre di costruire la propria futura pensione confrontando diversi scenari ed effettuando delle simulazioni. È possibile:

  • verificare l’incidenza di retribuzioni diverse modificando la retribuzione dell’anno in corso e l’andamento percentuale annuo;
  • stimare l’effetto economico di un posticipo variando la data di pensionamento;
  • combinare le variabili della retribuzione e della data di pensionamento.

PER ACCEDERE AL SERVIZIO (CLICCA QUI)

Le uscite nel mondo della scuola negli ultimi 10 anni

I pensionamenti nel corpo docente e nel personale Ata

Quanto prende un lavoratore che fruisce di Quota 100?

Detto che quelle cifre andranno, con ogni probabilità, a compensare parte del debito pubblico dell’Italia, per evitare la procedura d’infrazione europea, dall’Inps è stato trasmesso anche l’importo della pensione mensile per le domande accolte.

Si tratta di una cifra di circa 1.900 euro lorde, con scostamenti che dipendono dal genere e dall’area geografica: le donne percepiscono una pensione inferiore a quella media del 22,1% nel settore privato e del 5,9% nel settore pubblico, poichè avendo un monte contributivo minore hanno subito maggiori decurtazioni sull’assegno.

Comunque, l’importo medio mensile regionale lordo più alto risulta pari a 2.371 euro in Lombardia, quello più basso, pari a 1.649 euro, in Basilicata.

Gli assegni del personale scolastico

Nella scuola le rinunce sono state superiori agli altri comparti: le domande si sono fermate 27 mila, rispetto alle oltre 60-70 mila di cui si parlava quando è stato varato il provvedimento a seguito dell’ultima legge di Bilancio.

Nella scuola l’assegno a quanto ammonta? L’Inps non ha fornito ancora tabelle legate alle varie professioni e a vari comparti.

Tuttavia, si può presumere che si collochi nella media nazionale, soprattutto quando si parla di docenti: stiamo attorno, quindi, ai 1.600-1.700 euro netti.

Per il personale Ata, invece, l’assegno è al di sotto: sulle 1.300 euro medie.

Mentre i dirigenti scolastici si collocano alcune decine di punti percentuali sopra gli insegnanti: sempre in media non superiore ai 2.500 euro, anche se in questo caso molto dipende dall’età in cui il docente è diventato preside.

Molti di quelli che non sono andati via con almeno 38 anni di contributi e 62 di età, lo hanno fatto per via della decurtazione eccessiva, anche superiore ai 300 euro netti mensili.

Andrea Carlino

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