Grande attesa per il decreto che introdurrà la Quota 100.
Così come già segnalato da La Tecnica della Scuola, il provvedimento che sarà varato dal Governo potrebbe portare novità interessante per il mondo della scuola.
Per il personale scolastico, per raggiungere il doppio requisito – età anagrafica minima e contributi da considerare nel montante dei 38 anni – varrà tutto il 2019.
Cosa significa nello specifico? Per tutti coloro che compiranno i 62 anni entro il 31 dicembre prossimo, dovrebbero comunque avere la possibilità di accedere a quota 100. Lo stesso discorso dovrebbe valere per il raggiungimento dei 38 anni complessivi di contribuzione: in pratica, varrebbero anche i 4 mesi che vanno da settembre a dicembre 2019, anche se il lavoratore non sarà più in servizio.
Nei prossimi giorni si attendono ulteriori indicazioni che saranno prodotte da Miur e Inps dopo l’approvazione del provvedimento. Il Ministero dell’Istruzione dovrà fare luce, in particolare, sui limiti temporali per l’età e per la validità della contribuzione e anche i tempi di presentazione della domanda (probabilmente entro il 15-20 febbraio).
In generale la platea di Quota 100 ha dei numeri impressionanti: 315mila potenziali di cui ben 120mila statali.
A questi si aggiungono i 90mila nuovi pensionati di vecchiaia, 74mila precoci e circa 60mila pensionati con le regole della Legge Fornero.
La spesa pubblica stanziata per il provvedimento, su base triennale e sperimentale, è di 21 miliardi.
Ecco un quadro delle possibili opzioni di uscita flessibile così come segnala Il Sole 24 Ore.
Quota 100: 62 anni di età e 38 di contributi. Per i dipendenti pubblici il termine per il raggiungimento dei requisiti è fissato al 31 dicembre 2018 e le pensioni si avranno a partire da luglio (finestra di 6 mesi).
Opzione donna: lavoratrici che entro il 31 dicembre 2018 hanno maturato almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età per le dipendenti (59 per le autonome). L’assegno viene ricalcolato interamente con il metodo contributivo e decorrenza posticipata di 12 mesi (18 per le autonome e le miste). In questo caso c’è un rischio taglio dell’assegno fino al 40%.
Lavori usuranti: circa 6mila i lavoratori potenziali beneficiari che ogni anno della pensione anticipata per lavoro usurante. Si tratta di persone che hanno svolto una o più delle attività usuranti (come ad esempio le maestre d’asilo). Attenzione, però: l’assegno sarà più basso a causa dei minori contributi versati.
Ape volontario: riguarda i lavoratori privati. Per poter fare domanda non devono mancare più di tre anni e sette mesi all’età della pensione di vecchiaia. Il lavoratore potrà così ricevere un assegno ponte per un massimo di 43 mesi prima della pensione di vecchiaia.
Ape social: disoccupati che hanno concluso l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori che assistono familiari conviventi di 1° o 2° grado con disabilità grave da almeno 6 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori con invalidità superiore o uguale al 74% con 30 anni
di contributi; dipendenti che svolgono un lavoro pesante (e lo hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7) con 36 anni di contributi.
Lavoratori precoci: lavoratori che hanno versato almeno un anno di contributi da lavoro effettivo prima dei 19 anni di età e svolgono attività particolarmente faticose.
Isopensione: L’isopensione è il trattamento a cui accede il lavoratore che sottoscrive un accordo di esodo con prepensionamento a carico dell’azienda. Dal momento in cui smette di lavorare no alla pensione, percepisce un importo mensile pagato dall’ex datore di lavoro. La possibilità di anticipare 7 anni rispetto alla vecchiaia è prevista fino al 2020, dopo si potranno anticipare 4 anni.
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