I primi di dicembre il Governo presenterà un emendamento sulle pensioni per allargare l’Ape social ad altre categoria ed introdurre degli ‘sconti’ contributivi per le donne lavoratrici con figli: a confermarlo è stato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, spiegando che tutto si sposta dopo “il 30 novembre”, perché la doppia operazione “siccome impegna le risorse residue non utilizzate, fino a quando non ci sarà la Conferenza dei servizi, prevista il 30 novembre, non si può fare una norma”.
La Conferenza, ha aggiunto Poletti, a margine del tavolo della Leopolda sui temi del lavoro, “definirà la quantità di risorse che abbiamo usato e quelle che rimangono disponibili per ampliare la platea, così come previsto dall’accordo. Questo è quello che dobbiamo ancora fare, e lo faremo”.
Il ministro è stato accolto al tavolo anche da un gruppetto di esodati, che chiedono l’inserimento della nona salvaguardia in legge di bilancio.
Intanto, l’Inps ha replicato alle parole della presidente Inca, Morena Piccinini, secondo la quale, c’è stata “una bella sforbiciata” alle domande presentate (“risultano accolte 22 mila richieste, mentre 44 mila sono state respinte”), che decreterebbe “il fallimento della misura”: l’Istituto di previdenza sottolinea come, in particolare, le proprie sedi “stanno riesaminando sia le domande respinte sulla base di documentazione ritenuta insufficiente, sia le domande che potrebbero risultare accoglibili sulla base dei nuovi orientamenti concordati con il Ministero del Lavoro”.
L’Inps “non è in possesso di tutte le informazioni necessarie all’accertamento del diritto e spesso tali informazioni non possono essere fornite neanche dagli Enti che le detengono. Quindi la difficoltà di reperimento delle informazioni non può essere strumentalizzata per inutili polemiche”.
L’Inps, ricordando che l’esame delle domande è tuttora in corso, dal canto suo “ribadisce il suo impegno a portare a termine nel più breve tempo possibile le necessarie istruttorie ed accogliere le richieste dei cittadini che hanno diritto a fruire dell’Ape sociale. Si ricorda che, come previsto dalla normativa, fino al 30 novembre è ancora possibile presentare domanda di Ape sociale per il 2017”.
Di riforme pensionistiche ha parlato, sulla Stampa, Carlo Cottarelli, ex responsabile della spending review nazionale: “tra il 2009 e il 2016 – ha scritto – la spesa per le pensioni è aumentata del 12 per cento, il resto della spesa è rimasto invariato in termini di euro (riducendosi in termini di potere d’acquisto)”.
“Fra l’altro – prosegue -, il reddito medio dei pensionati è cresciuto molto più rapidamente rispetto al reddito pro capite degli italiani. Non è che i pensionati siano diventati ricchi, ma sono stati relativamente protetti dalla crisi rispetto ad altri gruppi sociali”.
“In ogni caso, risparmi di spesa sono necessari anche per ridurre il nostro debito pubblico e la tassazione (entrambi troppo elevati). Destinare i risparmi di spesa all’aumento delle pensioni ostacolerebbe questi obiettivi prioritari”.
“A questo punto – ha detto ancora Cottarelli – c’è sempre chi tira fuori un paio di assi dalla manica: il problema di come sostenere gli anziani sparirebbe se (primo asso) si aumentasse il numero di immigrati o delle persone in età lavorativa che sono ora disoccupate, scoraggiate o, comunque, assenti dal mercato del lavoro; oppure (secondo asso) se chi lavora diventasse più produttivo. In entrambi i casi ci sarebbe più reddito (più Pil) con cui sostenere il crescente numero di pensionati. Il problema – conclude – è che questi assi ce li siamo già giocati”.
Intanto, però, sulle pensioni la Cgil non muta la sua opposizione al Governo, in disaccordo pure con Cisl e Uil, e conferma la manifestazione del 2 dicembre.
Anche perché per la Cgil il Governo sulle categorie a cui si concede la deroga al pensionamento non starebbe fornendo dati vari, ma “sovrastimati”: ai 14.600 lavoratori che – secondo il Governo – beneficerebbero nel 2019 dell’esonero dall’aumento dell’età pensionabile in quanto impegnati in lavori gravosi, per la Cgil “la platea realmente coinvolta da queste misure sarà di circa 8mila lavoratori nel 2019, e di 8.800 nel 2020”.
Per il sindacato, “non viene considerato adeguatamente l’effetto limitativo delle clausole d’accesso” e non si valuta che “ben pochi lavoratori raggiungeranno il requisito contributivo dei 42 anni e 10 mesi (41 e 10 per le donne) previsto per la pensione anticipata”.
Il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli ha detto che “anche se il Governo continua ancora a fornire dati ampiamente sovrastimati, è evidente che si tratta di un intervento marginale per le platee, le risorse impegnate, le materie trattate” mentre “sono assenti misure a favore dei giovani, del lavoro discontinuo, delle donne e del lavoro di cura”. Insomma, l’emendamento in arrivo sugli sconti contributivi per donne con figli.
Il sindacato confederale, inoltre, si sofferma sull’esclusione dei braccianti agricoli, categoria che ad oggi “sarebbe praticamente esclusa dal beneficio”.
Dei docenti di primaria e secondaria, esclusi dal beneficio dell’uscita anticipata a 63 anni, non ne parla quindi nemmeno il sindacato più critico con il Governo. Anche la Cgil sa che il numero di potenziali beneficiari schizzerebbe verso numeri davvero troppo elevati per le casse dello Stato.
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